Lo scopo di un’azienda? “Non è solo il profitto”

di Francesca Radaelli

L’epoca del profitto a tutti i costi è al tramonto? Se lo sono chiesto in molti nello scorso mese di agosto, in seguito alla pubblicazione da parte dell’associazione Business Roundtable di un documento firmato da 181 ceo di multinazionali statunitensi.

Colossi della tecnologia come Apple, IBM, Qualcomm. Giganti della grande distribuzione, online e non, come Amazon e Walmart. E poi Morgan Stanley, Black Rock, Nasdaq. Insomma i principali simboli del capitalismo a stelle e strisce. Sono loro i protagonisti della svolta incarnata nello “Statement on the purpose of a corporation”, letteralmente ‘Dichiarazione sullo scopo di una società’.

Qual è lo scopo di un’azienda, dunque? Fare soldi, direbbe il capitalista classico. I ceo americani hanno detto qualcos’altro.

“Riteniamo che il sistema del libero mercato sia il mezzo migliore per generare buoni posti di lavoro, un’economia forte e sostenibile, innovazione, un ambiente sano e opportunità economiche per tutti”, si legge nel documento. Insomma, lo scopo di un’impresa multinazionale non è più soltanto il profitto dei propri azionisti secondo logiche che hanno sempre guidato le strategie di investimento nel regime di libero mercato. Ma ora riguarda anche il benessere dei propri dipendenti e dell’ambiente.

E così  le principali corporation Usa hanno messo nero su bianco i propri impegni in cinque punti:  

  1. Offrire valore ai propri clienti, superandone le aspettative; 
  2.  Investire nei dipendenti , “compensandoli equamente e fornendo importanti benefits”, e dotandoli di “un supporto attraverso la formazione e l’educazione che aiutano a sviluppare nuove competenze” e promuovendo “la diversità e l’inclusione, la dignità e il rispetto”;
  3. Trattare in modo equo ed etico i fornitori;
  4. Supportare le comunità . proteggendo l’ambiente attraverso l’adozione di pratiche sostenibili;
  5. Generare valore a lungo termine per gli azionisti.

“Gli americani”, si legge nel testo, “meritano un’economia che consenta a ciascuno di avere successo tramite il duro lavoro e la creatività e di condurre una vita di valore e dignità.  Le imprese, sottolinea il documento, “svolgono un ruolo vitale nell’economia”.

Il sogno americano è vivo, ma logorato”, sottolinea Jamie Dimon, presidente e ceo di JP Morgan, e presidente della Business Roundtable. “I principali datori di lavoro stanno investendo nei loro dipendenti e nelle comunità perché sanno che questo è l’unico modo per avere successo a lungo termine”.

Una sorta di capitalismo responsabile? O di ‘capitalismo inclusivo’, come lo ha definito il Financial Times? Per qualcuno non sarebbe altro che una mossa politica per guadagnarsi il favore dei Democratici più radicali, o dei movimenti sovranisti. Altri sottolineano come le multinazionali continuino comunque a ‘razzolare male’, per esempio per quanto riguarda lo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente al di fuori degli Stati Uniti.

In questo scenario, una dichiarazione d’intenti di questo tipo è di per sé una buona notizia. Pensando alle vicende passate e alle situazioni presenti, la sfida inizia ora. Ed è la più banale: passare dalle parole ai fatti.

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