Da 33 anni i missionari italiani della congregazione del Sacro Cuore di Bétharram lavorano in Repubblica Centrafricana a fianco degli ultimi. Tra loro c’è anche un lissonese: padre Tiziano Pozzi, sacerdote e medico, gestisce da tre decenni un polo sanitario d’eccellenza che ora sogna un’unità mobile per raggiungere i malati dei villaggi più lontani.
Il Dialogo ha scelto di sostenere questo progetto con un concerto di raccolta fondi a Monza, il 12 ottobre, a cui sarà presente anche padre Tiziano.
Sono passati 33 anni dal Natale 1986, quando dalla Valtellina i primi missionari arrivarono in Repubblica Centrafricana installandosi in una capanna a Niem, un villaggio a nord ovest del Paese. In tre decenni con la loro presenza i padri betharramiti hanno fatto la differenza per la gente che abita quest’angolo di mondo e cambiato il volto della regione Nana Mambéré, cominciando con chiese di villaggio, passando per la costruzione di pozzi, ponti e quasi 50 scuole nella savana, arrivando a realizzare un ospedale e un centro all’avanguardia per malati di Aids.
A capo della sanità di Niem c’è Tiziano Pozzi, medico e prete originario di Lissone, che una stanza alla volta ha costruito un dispensario con sala parto, reparti di degenza e pediatria, studio dentistico e laboratorio, cui s’aggiungerà nei prossimi mesi una sala operatoria. Ogni anno padre Titti – com’è conosciuto dagli amici e dai concittadini – cura 10mila persone e dal 1991 ha fatto nascere 9000 bambini, sconfiggendo la mortalità infantile per malaria.
A 70km sud-est, nella città di Bouar opera invece fratel Angelo Sala che – arrivato in Centrafrica da Desio – coordina il Centro San Michele, una struttura specializzata in Aids che ha in cura domiciliare mille persone, più di ogni altro complesso simile nel Paese.
L’équipe propone il test dell’HIV, fornisce gratis la terapia ai pazienti e ne controlla l’osservanza: grazie ai farmaci antiretrovirali, infatti, anche in Africa l’Aids è diventata una malattia cronica, la cura deve cioè proseguire a vita, un concetto difficile da far accettare. A questi servizi da pochi mesi il Centro ha aggiunto uno studio oftalmico che ha già garantito 400 visite oculistiche e una cinquantina di operazioni di cataratta.
Ma il polo sanitario che in questo angolo d’Africa è già un’eccellenza con standard di qualità occidentali ha ora un nuovo obiettivo: dotarsi di un’unità mobile, una specie di ambulanza a bordo della quale raggiungere i villaggi più lontani dall’ospedale e le persone che per la troppa distanza non riescono a raggiungere a piedi il dispensario.
Grazie alla collaborazione con l’associazione italiana AMICI Betharram Onlus, i padri betharramiti hanno dato il via a una vera e propria raccolta fondi per l’acquisto di un fuoristrada da attrezzare con la strumentazione adatta per fare visite a domicilio ed esami specialistici. La jeep – indispensabile per viaggiare in qualsiasi condizione meteo sulle piste rosse della savana – verrà trasformata in un laboratorio mobile e in particolare sarà dotata di un generatore elettrico, un letto e delle tende con cui allestire un ospedale da campo dove individuare Aids, malaria e tubercolosi, patologie ancora endemiche in Repubblica Centrafricana. L’unità mobile betharramita viaggerà ogni sabato in un villaggio diverso percorrendo i tre assi stradali che dalla città di Bouar si snodano per 120 chilometri nella brousse. Ogni tre mesi poi la speciale ambulanza tornerà sul posto per una visita di controllo. A gestire l’unità mobile saranno i missionari che a poco a poco verranno affiancati da infermieri e tecnici di laboratorio, formati e assunti proprio per assicurare il servizio a domicilio. Per comprare il fuoristrada, le attrezzature mediche, i farmaci e pagare il personale sanitario servono 200mila euro: la cifra da raggiungere per permettere all’ospedale della savana di mettere le ruote.
Per informazioni sul progetto e donazioni:
AMICI Betharram Onlus
031 62.65.55
C.C. BANCARIO n. 59230/36
(Codice IBAN: IT36 L056 9633 8400 0005 9230 X36)
Conto corrente postale n. 1016329805