di Enzo Biffi
Erano gli anni del Sanremo trasmesso dal salone delle feste del Casinò, gli anni di Celentano e Mina con le loro canzoni già un po’ innovatrici ma tutto sommato ancora scritte nella tradizione del bel canto italiano. I pezzi venivano cucinati con ingredienti semplici e sicuri, melodia e belle voci e serviti con una presenza scenica “adeguata”. I temi rassicuranti e i testi innocui ornavano il tutto.
Ma a Sanremo, oggi come allora, sperduto fra una folla di vacue note e inutili parole, qualche volta e quasi per errore, compare il genio.
Sotto un basco scuro, portatore di una voce oggi probabilmente scartabile da qualunque Talent, Lucio Dalla, piccolo uomo e cantore puro, in quel 1971 si presentava al mondo con la sua personale, modesta ma gigante lirica. Una storia triste di ragazza madre, di marinai ammazzati, di strofe di taverna, di disgrazia e speranza.
Lucio alla fine della gara arrivò terzo dietro a Nada e Ricchi e Poveri ma “4 marzo 1943” resta senza timore di smentita una delle canzoni italiane più belle di sempre. Una ballata davvero popolare, figlia nobile di quel vento cantautorale che in quegli anni soffiando sull’Italia trasformò un gruppo di giovani ragazzi italiani in uno dei movimenti musicali e poetici più importante di sempre.
Come in tutti i miti che si rispettino anche attorno a questo brano è cresciuta la leggenda, in cui il vero e il falso si mescolano: “un po’ per gioco o forse per amore” e a me piace così.
Nella canzone, scritta da Paola Pallottino, il titolo sibillino sembra quasi buttato lì, se il 4 Marzo è la vera data di nascita di Lucio. Gli ultimi patetici tentativi di censura di quell’Italia che cambiava insieme alla sua colonna sonora, colpirono infatti il titolo originale – Gesù Bambino – e qualche frase qua e là nel testo. Tra le righe della revisione, tra finzione e suggestione, l’autobiografia resta sempre sottesa e ribelle. Una manciata di mesi dopo uscì la versione originale, riproposta poi nel trionfale tour con Francesco De Gregori.
Lucio Dalla partì con questa prima perla per proseguire poi a riempire una lunga collana di mille note, mille parole, mille perle di poesia.