L’Ue e l’immigrazione: a tu per tu con l’On.Kyenge


di Francesca Fumagalli

Lo scorso 16 aprile, il Parlamento Europeo ha approvato in prima lettura la proposta di regolamento relativo alla creazione di una rete di funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione. Tale testo è stato presentato durante l’ultima sessione plenaria dell’attuale legislatura europea a Strasburgo, dove Il Dialogo di Monza ha incontrato l’Onorevole Cécile Kashetu Kyenge, relatrice della proposta presentata dalla commissione LIBE (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni).

Il testo presentato in Parlamento si sofferma su come i flussi migratori degli anni 2015-16 abbiano messo sotto pressione gli Stati membri situati alle frontiere esterne dell’Unione, anche a causa di una mancata politica di coordinazione tra i Paesi dell’UE. A seguito della proposta della commissione LIBE quanto e come cambierà il ruolo dell’Italia sul fronte migrazione?

«La proposta ha come scopo quello di estendere l’importanza di una figura già esistente: il funzionario di coordinamento. Gli incaricati, che raggiungono le oltre 500 unità tra le 26 commissioni, sono inviati dagli Stati membri nei Paesi terzi, allo scopo di facilitare la comunicazione tra le due parti in merito ai fenomeni migratori. L’Italia si è servita di questo ruolo sempre in misura limitata, se non addirittura nulla, diversamente da quanto non abbiano fatto altri Paesi europei come la Francia e la Spagna. Si spera che con l’implementazione di questo testo anche il nostro Paese approfitti dei grandi vantaggi che comporterebbe l’utilizzo di queste figure e ne riconosca i meriti e le utilità».

Nel concreto, qual è il compito assegnato al funzionario una volta giunto nello Stato terzo?

L’On. Kyenge a Strasburgo lo scorso 17 aprile.

«L’impegno di questa classe di funzionari non è di natura operativa, bensì si traduce nella raccolta e nell’analisi di dati statistici. Ogni Paese terzo presenta caratteristiche diverse sia a livello culturale, come il rispetto dei diritti umani e della donna, che geografico, come le difficoltà che si possono presentare durante il viaggio, e queste differenze sono dunque fondamentali per la comprensione del fenomeno migratorio. È pertanto sostanziale uno studio approfondito del territorio per facilitare la gestione dei flussi migratori dagli Stati terzi agli Stati membri UE. Al tempo stesso lo stretto contatto tra la rete degli ufficiali e le Agenzie dell’Unione tramite una cabina di regia (dove ritroveremmo anche Europol e Frontex) risulta essenziale per accelerare i tempi tra le diverse operazioni.»

Quale sarà dunque la grande novità che questa proposta comporta?

«Con quest’ultima proposta si vuole implementare un progetto possibilmente definibile come olistico. Lo scopo infatti è quello di poter seguire il migrante a partire dalle cause, dunque cercare di prevenire il fenomeno, fino allo stadio finale: un eventuale rimpatrio. Perché quest’ultimo possa avvenire nella maniera più scorrevole e meno invasiva possibile è necessario che venga pertanto studiato un sistema di reintegrazione, proprio grazie allo scambio di dati facilitato dalla rete che si vuole costruire. Attraverso un lavoro di cinque anni si è pertanto voluto erigere un sistema non frammentario ma completo, che vada a superare l’approccio settoriale utilizzato fin ora. Parliamo dunque non solo di una rete di collegamento tra lo Stato soggetto all’immigrazione e lo Stato terzo, ma anche tra gli stessi Stati membri dell’Unione Europea.»

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