di Luigi Picheca
Riprendiamoci la buona creanza e cerchiamo di spingere l’Italia fuori da questo imbarbarimento sociale che non fa bene a nessuno. I telegiornali e i giornali ci regalano sempre notizie pessime sul nostro livello di vita. Ci sentiamo continuamente tirati in ballo dalla diffusa maleducazione che impera a livello sociale e sentiamo dire continuamente che il degrado sociale e ambientale è colpa della mafia e di chi ruba. Ma chi sono questi personaggi che fanno e disfano sulla nostra pelle se non noi stessi?
Forse dobbiamo fare qualche passo indietro, farci tutti un esame di coscienza e ammettere che la nostra società, quella che contribuiamo a formare, non è quella ideale. Sono i nostri comportamenti, spesso complici o consenzienti, a rendere il nostro Paese uno tra i peggiori del pianeta. Eppure siamo stati culla di civiltà ma questo appartiene a un lontano passato.
Mi piacerebbe essere fiero di essere italiano e di dimostrare al mondo che quella antica culla di civiltà è capace, con molta umiltà, di riprendere lo scettro di faro dell’Umanità.
Certo, ci vuole tutta l’unità di intenti che abbiamo dimostrato di possedere in altri momenti storici. Pagare le tasse e rispettare i diritti altrui sono regole che stanno alla base di qualsiasi comunità.
Partecipare attivamente alla vita sociale implica il coraggio di smetterla di giocare a fare i furbi. L’evasione fiscale e la corruzione sono i cancri da sconfiggere prima di tutto. Come possiamo pretendere di rialzare la testa tutti insieme se si continua a lasciare che il nostro Mezzogiorno sia suddito di quei poteri occulti che frenano qualsiasi forma di evoluzione e di sviluppo? Non ci rendiamo conto che ci stiamo dando continuamente la zappa sui piedi da soli se continuiamo semplicemente a convivere e ad accettare questo stato di cose?
La gente muore nella “Terra dei fuochi”, ci sono sempre più armi da difesa personali per proteggersi dal Far West che è diventato il nostro Paese, le leggi sembrano tutelare chi vive fuori dalle regole, non esiste la certezza della pena per chi commette i reati.
È tutto da rifondare e noi cittadini abbiamo il dovere di contribuire a questa rinascita di una Italia che non si deve arrendere. Dobbiamo cambiare questo nostro Paese se vogliamo che i nostri figli e le future generazioni si ricordino di noi come coloro che hanno compiuto quella rivoluzione pacifica che ha consegnato loro un Paese vivibile e corretto.
Un’Italia di cui essere fieri di appartenere!
Luigi Picheca