L’uomo del futuro

VS-L'uomo del futuroFigura molto discussa della Chiesa Cattolica negli anni Cinquanta e Sessanta, Don Lorenzo Milani è oggi considerato un punto di riferimento dal cattolicesimo socialmente attivo per l’impegno che dedicò ad istruire i poveri, per la sua visione rivoluzionaria, per l’epoca, del concetto di scuola e del rapporto fra alunni e insegnanti, e per l’importanza che dava all’istruzione.

Racconta di lui, in questo libro candidato al Premio Strega 2016, lo scrittore romano Eraldo Affinati, che ha voluto ripercorrere i luoghi in cui il Priore visse ed operò, in una simbolica ricerca di significati e sfumature su un uomo che resta difficile da interpretare.

Nel libro lo scrittore alterna i capitoli in cui parla di Don Milani ad altri in cui riporta diari di viaggi svolti in luoghi lontani e vicini, del presente e del passato, in cui l’insegnamento rappresenta una sfida, come nel Gambia o nei quartieri popolari di Berlino est, creando dei parallelismi con le novità educative lanciate da don Milani.

Don Milani nacque a Firenze nel 1923 da una famiglia agiata, borghese e atea, e si convertì al cattolicesimo nel 1943, entrando in seminario e prendendo successivamente i voti. Nel 1954 fu inviato a Barbiana, nel Mugello, e lì diede vita al primo esperimento di scuola a tempo pieno destinata alle classi povere, che era attiva in tutti i giorni dell’anno e in cui era stata abolita ogni forma di punizione corporale. Fu in seguito a quest’esperienza che scrisse, nel 1967, la Lettera ad una professoressa, in cui denunciava i difetti del sistema scolastico, che favoriva le classi ricche lasciando quelle più povere nell’ignoranza. Tale scritto, pubblicato postumo, ha poi ispirato altre esperienze di scuola popolare, ed è diventato una delle bandiere del movimento studentesco del ’68.

Gli scritti lasciati da Don Milani sono molti, in tutti si sente l’interesse che nutriva per i temi di natura sociale, e la dura opposizione a qualsiasi forma di dittatura e di ingiustizia.

Recentemente il nostro giornale ha invitato i lettori alla riscoperta del testo L’obbedienza non è più una virtù, che raccoglie alcuni scritti pubblici del Priore di Barbiana, fra essi c’è la Lettera ai cappellani militari toscani, che avevano sottoscritto, nel febbraio del 1965, un comunicato nel quale condannavano l’obiezione di coscienza. In esso, con toni forti e grande capacità argomentativa, Don Lorenzo ricorda ai cappellani che “In Italia c’è una legge che riconosce un’obiezione di coscienza” e che essi non hanno diritto di farsi latori di una condanna che la Chiesa stessa non ha ancora pronunciato. La missiva gli procurò un processo in cui veniva accusato di apologia di reato, che non giunse mai a termine a causa della sua morte. La Lettera ai giudici, contenuta nello stesso volume, fu scritta nell’ottobre del 1965 ed era rivolta proprio ai magistrati coinvolti nel processo a suo carico, in essa Don Milani spiega in modo accurato le sue motivazioni e le sue idee su argomenti cruciali, fra cui le leggi e il loro rapporto con la Giustizia, intesa in senso più ampio.

Il testo di Affinati offre quindi un’occasione per riscoprire questo prete scomodo, ed ha il merito di ricostruire la sua vita e il suo percorso in modo lento, fornendo un tassello alla volta per ricreare questa figura, con una visione ovviamente soggettiva che, proprio per questo, invoglia il lettore ad intraprendere un proprio viaggio di conoscenza diretta del prete e dello scrittore, che si può realizzare attraverso la lettura dei suoi scritti, nei quali si sente tutta la forza delle convinzioni di Don Milani e la potenza delle sue parole, che sono, a cinquant’anni dalla sua morte, di impressionante attualità: I care, il suo motto nato in contrapposizione al Me ne frego di memoria fascista, non ha perduto nulla del suo senso rivoluzionario, e dovrebbe essere ancora oggi il motto di chiunque ricopra un ruolo di educatore.

 

Valeria Savio

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