Manchester by the sea, un film in corsa agli Oscar

di Mattia Gelosa

Dopo un esordio passato inosservato (Conta su di me del 2000) e il buon successo di Margaret nel 2011, Kenneth Lonergan ha compiuto la scalata del successo con questo Manchester by the sea, candidato a ben 6 premi oscar, fra cui miglior film, regia, sceneggiatura e per la recitazione dei tre protagonisti.

Lee Chandler (Caey Affleck) è un taciturno, ma irascibile tuttofare che lavora come idraulico per alcuni condomini di una zona periferica di Boston. La sua vita cambia quando, alla morte del fratello Joe, il nipote Patrick (Lucas Hedges), figlio adolescente del fratello,  rimasto solo considerato che la madre era scappata anni prima,  viene affidato alla sua tutela.

Questo comporta per lui la necessità di trasferirsi in Massachusetts, nella gelida e malinconica Manchester-by-the-sea, sua città natale. Il ritorno fa riaffiorare i ricordi del suo passato di marito e genitore, un passato stroncato da una tragedia per cui  sente ancora i sensi di colpa.

Manchester by the sea è un film che scava lentamente nei ricordi e nel dolore di Lee, ma indaga anche il lutto di Patrick e la sua frustrazione per quella madre scappata e scomparsa nel nulla che vorrebbe tanto rivedere.

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I panorami della città, che vive inverni di cieli grigi e di un mare piatto e dall’aspetto freddo del mercurio, si mescolano agli umori di questa vicenda toccante, piena di umanità m anche di piccoli problemi quotidiani: i trasferimenti, i problemi di Patrick con le ragazze e la squadra di hockey, i sogni che si infrangono e quel padre che dovrà aspettare la primavera per avere sepoltura, considerato che la terra ghiacciata non lo permette nei mesi invernali.

Tanti, piccoli e grandi dolori finiscono per essere un bagaglio insostenibile, che piega la schiena dei personaggi, rendendo  impossibile qualsiasi  felicità anche nei due momenti in cui vivono le tanto agognate riconciliazioni: Lee rivede la moglie Randi (Michelle Williams) e il ragazzo sua madre.

Il tempo, in fondo, non cancella davvero il dolore e Lee, nei suoi lunghi silenzi, rivedrà sempre davanti agli occhi la sua vita felice ormai passata, un’esistenza che anche lo spettatore può conoscere grazie a molti flashback.

Le musiche, fra cui il meraviglioso Adagio di Albinoni, aggiungono sentimento al sentimento e creano grande commozione. Eppure questo film, che è un ottimo lavoro, risulta un capolavoro un po’ mancato: il cast, seppur impegnato in silenzi e lacrime, convince, così come la regia, le musiche e la fotografia, ma manca qualcosa.

È la storia che non decolla e a tratti, anzi, annoia. Siamo davanti a una sceneggiatura che sembra preparare un colpo di scena o un cambio di rotta originale, ma finisce lasciando un po’ di insoddisfazione. Forse perché Manchester by the sea è un film di situazioni e di porte che si aprono, ma che non si chiudono e lasciano tutto irrisolto e sospeso.

Questa volta, però,  la colpa non è della previsione di un sequel.

 

 

 

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