Marco: maschera da vincitore sulla faccia da vinto

di Enzo Biffi

Il 14 febbraio 2004 muore Marco Pantani. L’iconografia dell’eroe solo contro il mondo che sfida le montagne, la fatica e le intemperie è tanto efficace quanto banale. Diciamo subito: Marco ha vinto tutto e perso di più.

Ciclista professionista di calcolo e strategia ma forse uomo dilettante di passione e sentimento. Scalatore puro di ripide vette divorate, tornante dopo tornante, con quella atavica fame di gloria che trasforma il vincitore in leggendario campione.

Marco detto “il pirata” con quel talento innato si è cucito addosso un mantello da super-eroe ed è stato grande ciclismo, ed è stato successo, copertina, bacio delle miss e il cielo messo lì a portata di mano.

Quel cielo Marco lo ha spalmato lungo l’asfalto di Francia, si è fatto vicino sopra le vette del Giro, si è acceso nei paragoni con “il grande airone” e si è impresso su ogni medaglia vinta. Ma cielo per gli uomini resta un privilegio breve e se  il decollo e il volo sono esaltanti, l’atterraggio resta pieno di insidie, toccare terra con equilibrio e imparare a restarci.  

Quello è il momento in cui occorre saper declinare l’agonismo innato in altra energia, fare in modo che di tanta fortuna non resti solo la condanna della gloria, occorre indirizzare la buona sorte avuta verso un altro orizzonte, più basso e comune.

La volata finale è questa, l’ultimo colpo di reni, quello che vale di più e che ti fa vincere da solo ma vuole l’abbraccio degli altri subito dopo.

Il mito dell’uomo solo al comando in questi nostri tempi che sembrano invecchiati male, non è solo un mito sportivo ma un’idea crescente.  Marco “il pirata” con quella maschera da vincitore sopra la faccia del vinto ci riconsegna come un monito il destino tragico di questo pensiero fragile e breve…perché si può vincere da soli ma ci si salva insieme.

Personalmente non nutro nessun interesse verso il ciclismo e lo sport in genere, e quindi poco capisco quanto possa essere potente quel motore interiore che spinge contro tutto e tutti, asfalto e sudore, chilometri e rinunce, a violare per primo ogni traguardo illibato.

No, il Marco ciclista, sportivo e campione non posso capirlo, eppure intuisco lo slancio generoso di pirata fragile lanciarsi all’arrembaggio contro quel vascello ricco e potente che è diventato il mondo dello sport.

Contro questa flotta di interessi economici e mediatici, il coraggio, il talento e l’ostinazione possono essere armi nobili ma poco efficaci ed effimere come il successo, il denaro e la gloria.

Allora capisco perché perfino uno come me sta qui a raccontare di questa storia, perché sembra scritta dal dio delle storie dei vinti, storia di quelle vite che sembrano essere state consumate più che vissute, col solo scopo di venir raccontate.

Marco Pantani anima di Pirata gracile, eroe vinto, simbolo solo in parte abbattuto, ci lascia il giorno triste di San Valentino, in un residence triste chiamato “Le Rose”, in triste solitudine.

Il pirata campione immortale, sconfitto dall’uomo romantico.

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One thought on “Marco: maschera da vincitore sulla faccia da vinto

  1. L’articolo di Enzo Biffi descrive con quella immagine del titolo di Marco Pantani uomo-campione con la maschera da vincitore sulla faccia da vinto è potente e di grande sensibilià e rispetto. Pantani è una delle figure emblematiche dei nostri tempi che ricorda anche quella di Luigi Tenco e di Agostino Di Bartolomei accomunati da una stessa resa. Una persona di successo e celebrata dal grande pubblico ha bisogno di amore e rispetto come ogni altro uomo. Vorrei sottolineare il valore che può avere una parola di conforto, di affetto sincero e vero nei momenti di difficili e, cioè, quando si riduce quell’importanza che ha contraddistinto l’ esistenza di quella persona. Riporto le parole di una canzone dedicata ai vinti di Venditti che cita testualmente ricordando Pantani: “Mi ricordi di Marco e di un albergo nudo e lasciato li, era San Valentino l’ultimo arrivo e l’hai tagliato tu, questo mondo coglione piange il campione quando non serve più, ci vorrebbe attenzione verso l’errore oggi saresti qui, se ci fosse più amore verso il campione oggi saresti qui… Tradimento e perdono fanno nascere un uomo, ora rinasci tu, quel sorriso sgomento ora che hai vinto… non mi tormenta più”.
    (A. Venditti, Tradimento e Perdono 2007)

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