Forse morì per la sua scoperta. L’aver maneggiato per anni il radio portò Marie Curie incontro ad una precoce morte. Il radio si deposita nelle ossa, dove ne degrada il midollo, inducendo alla mutazione delle cellule ossee. Non solo: a oggi ancora tutti i suoi appunti di laboratorio, i suoi studi e il suo ricettario sono considerati pericolosi a causa della loro esposizione alla radioattività. Sono così conservati in apposite scatole piombate, per evitare alle radiazioni di espandersi. Forse, morì prima del tempo ma ciò non ostacolò il suo divenire leggenda: Marie, donna schiva, polacca, dai tratti slavi, introversa e semplice, aliena dagli onori.
La prima donna a raggiungere notorietà mondiale in ambito scientifico. La prima donna a conquistarsi una cattedra all’Università Sorbona. La prima e unica donna a cui assegnano due Nobel: uno per la Fisica ed uno per la Chimica.
Era il 1898 quando, insieme al marito Pierre, isolò il polonio e il radio. La coppia di scienziati lavorava con mezzi e strumenti altamente rudimentali, in una diroccata baracca di legno, senza aiutanti o collaboratori. “Crediamo che la sostanza che abbiamo tratto dalla pechblenda (un minerale contenente uranio) contenga un metallo non ancora segnalato. Se l’esistenza di questo metallo verrà confermata, noi proponiamo di chiamarlo polonio, dal nome del paese di uno di noi”, scrive la coppia sulla rivista Swiatlo. Ma il polonio non era tutto. Nello stesso anno si accorsero che nella pechblenda, materia base, di partenza, c’era, oltre all’appena scoperto polonio, un’altra sostanza ancora sconosciuta, ma dalla potenza illimitata. Riuscirono ad isolarla.
Era il 22 dicembre 1898 quando Marie e Pierre diedero alla potentissima sostanza un nome: radio, per l’intensità della sua radiazione che supera di circa un milione e mezzo di volte quella dell’uranio. Una polvere bianca, molto simile al sale da cucina, con proprietà stupefacenti. Divenne presto alleato e nemico dell’uomo. Alleato, nella lotta contro il cancro. E fu proprio questo risvolto di alta importanza sociale, che spinse i Curie a riferire ai tecnici americani i segreti del leggendario metallo, rinunciando al brevetto di estrazione della sostanza stessa per assicurarsi che i diritti di produzione fossero estesi a tutto il mondo.
Nei primi anni successivi alla scoperta si diffusero una serie di prodotti contenenti radio, dalle creme antirughe alla soda radioattiva, venduti come miracolosi ma che, in realtà, si collocarono alla fonte di una serie di problemi non del tutto previsti. Di certo non fu Marie a spingere a questi usi, dichiarandosi più volte incerta sui reali benefici a cui avrebbe potuto portare il suo radio.
“Perché nella vita niente va temuto: ma tutto deve essere compreso” sosteneva la donna, mai paga della sua scienza e delle sue scoperte.