di Chiara De Carli
Era il 1955 quando una sera mi ritrovai a casa di Carol, una mia amica, a Portobello Road. Parlando con lei, come si usa fare, quando ci si conosce da tanto tempo, mi disse che in King’s Road, a Chelsea, non lontano dal Tamigi, aveva aperto un nuovo locale in uno scantinato. Ma non finiva qui, perché sopra si trovava un bazaar, davvero stravagante. Decidemmo che l’indomani, saremmo andate all’avanscoperta. Eravamo appena ventenni e dentro noi, come in tutti i giovani londinesi dell’epoca, custodivamo un enorme fermento. Arrivate davanti alla vetrina, non potemmo che rimanere incantate di fronte a quei manichini: avevano un nuovo modo di sfoggiare look e capi, stravolgevano completamente il modo di vestire.
Si sentivano persone che parlavano lì, sul ciglio della strada: erano più grandi di noi, e sicuramente con un po’ di puzza sotto il naso. Ci guardammo incuriosite, poi Carol e io decidemmo di entrare. Subito, fummo avvolte dalla musica dei nostri miti, i Beatles. L’empatia fu immediata e appena dentro, non potemmo fare a meno di notare dei ragazzi tutti attorno a una giovane donna: era Mary Quant. Aveva aperto lì da poco e aveva molte idee innovative, in lei emergeva la stessa nostra esigenza di cambiamento. Parlava di progetti e di bozze di abiti nuovi, voleva adottare un simbolo che potesse rappresentare il cambiamento anche all’interno della moda. Insomma, avevamo trovato una come noi, stanca di indossare gonnelloni e di sembrare delle casalinghe perfette.
Camminando per le strade di Londra, si potevano sentire opinioni diverse su di lei, per lo più negativi da parte dei borghesi. Ma a noi, Mary raccontava che la gente del cinema e dello spettacolo, era piuttosto incuriosita dai suoi abiti. Da lì a poco, il successo del bazaar le permise di aprire un negozio più grande, nell’aristocratica Brompton Road a Knightsbridge. Un giorno, l’andai a trovare nella nuova sistemazione e mi disse che aveva trovato la chiave per sfondare: «Tra qualche giorno, mi vedrai in prima pagina sul giornale», mi confessò. E fu davvero così, perché quella sagace stilista non perse tempo e sull’onda dell’accorciamento delle gonne lanciata da Courrège, si impose con una sua idea: la “mini-skirt”, una gonna corta, ben 15 cm sopra il ginocchio!
E nonostante iniziassimo a sfiorare i trenta e nonostante i nostri mariti ci guardavano un po’ ingelositi, anche a Carol e a me piaceva indossarla. Fece così tanto successo tra le giovani e sulle passerelle delle sfilate che qualche anno dopo, la regina Elisabetta, lei che sembra così rigida di pensiero, dona dalle proprie mani a Mary, l’onorificenza onoraria di Cavaliere della Corona Britannica, che l’anno prima era stato dato ai nostri idoli: i Beatles.
Mary Quant è ancora tutt’oggi in vita e nel 2014 ha ricevuto l’onoreficienza onoraria come Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico, «per i servizi alla moda britannica».