di Fabrizio Annaro e Daniela Zanuso
Anche questa volta il teatro ci accompagna, attraverso le sue maschere e le sue scenografie, nelle profondità e nei labirinti della nostra mente.
“Il delitto di via dell’orsina”, che ha aperto la stagione 2022-23 del Teatro Manzoni di Monza, presenta una commedia semplice, leggera e simpatica.
Scritto nel 1857 da di Eugène Labiche e adattato dalla regista francese Andrée Ruth Shammah, la commedia in realtà mette in scena le paure e i sensi di colpa generati dalla fantasia più che da fatti oggettivi.
In una situazione, quasi kafkiana, un uomo, interpretato da Massimo Dapporto, si sveglia e si ritrova in compagnia di un vecchio compagno di liceo, l’attore Antonello Fassari .
Entrambi si ritrovano con le mani sporche e le tasche piene di carbone, le scarpe infangate e i vestiti sciupati, ma non ricordano nulla di ciò che è accaduto la notte precedente.
L’unica cosa che sanno di certo è che tutti e due si sono ubriacati e hanno preso parte ad una festa di ex allievi del liceo.
Nel tentativo di ricostruire i fatti, i due uomini fanno però una terribile scoperta: la morte di una giovane carbonaia. Da qui comincia una commedia degli equivoci che spinge gli attori protagonisti a sentirsi colpevoli di un delitto che forse non hanno commesso. Un’opera brillante che la stessa Shammah definisce come una riflessione sull’insensatezza e l’assurdità della vita .
Massimo Dapporto con le sue battute, gli sguardi e la mimica facciale ha ipnotizzato il pubblico del Manzoni. Bravo anche Antonello Fassari e gli altri attori della compagnia. Il lungo applauso finale è più che meritato.