Editoriale della rivista Italia Caritas, novembre 2013. di Francesco Soddu
Che tutte queste morti non siano vane. Si riveda l’intero approccio europeo e italiano all’accoglienza di chi fugge da guerre e persecuzioni e si predispongano corridoi umanitari, distribuendoli nei vari paesi europei. Mentre la “globalizzazione dell’indifferenza” denunciata da papa Francesco miete migliaia di vittime e noi rischiamo di impaludarci nel dibattito sulla legislazione, il Mediterraneo diventa sempre più un mare di morte. Occorre allora porre l’accento sulla situazione di quanti continuano ad arrivare e che sono potenzialmente richiedenti asilo. Siamo in una situazione di emergenza internazionale, da affrontare con strumenti di carattere emergenziale. In primis i canali umanitari. Si tratta di decidere politicamente cosa fare. Invece tutti scaricano le responsabilità: chi dà la colpa agli scafisti, chi a Frontex e all’Europa, chi ai pescatori che non hanno soccorso. Se si vogliono aiutare i profughi abbiamo tutti gli strumenti per farlo, anche andando nei paesi di origine per costruire con loro nuove opportunità. Ma non facciamoli più morire sui barconi o in mare. Non aggiungiamo vergogna a vergogna.
Dobbiamo ripartire dai diritti, attraverso un sistema nazionale che garantisca un’accoglienza degna di questo nome… L’Italia non ha numeri così elevati da non permetterle di impegnarsi efficacemente per garantire soccorso e accoglienza adeguati ai profughi. Così il nostro paese avrà le carte in regola per proporre all’Unione europea misure per facilitare la circolazione di queste persone. In questo contesto, la rete diocesana delle Caritas si è detta subito pronta a fare la sua parte, come già avvenuto nella precedente emergenza, con l’accoglienza di oltre 3 mila profughi provenienti dai paesi del Nord Africa. Caritas Italiana ha attivato un presidio permanente sull’isola, punto di riferimento per la popolazione e le realtà istituzionali e di terzo settore impegnate nell’accoglienza. Si tratta di un presidio operativo stabile, coordinato insieme a Fondazione Migrantes e all’arcidiocesi di Agrigento, in cui un’équipe formata da operatori professionali garantisce servizi di sostegno ai migranti e coordina
il supporto volontario alla macchina istituzionale dell’accoglienza. Caritas si è inoltre resa disponibile a sostenere i costi di un’accoglienza dignitosa almeno dei casi più vulnerabili e ha attivato uno spazio specifico per i bambini. Ma è tempo che ognuno faccia la sua parte.