di Daniela Annaro – Foto e video di Giovanna Monguzzi e Stefania Sangalli
E’ la notte del 1242 a Milano. Un giovane uomo, Massazio da Vigonzone, ha perso tutto al gioco all’Osteria del Cappello, lì proprio sotto il campanile costruito nel X secolo che protegge la Cappella di San Satiro, tra la Contrada del Falcone, oggi via Falcone, e la Contrada della Lupa, oggi via Torino.
Pare che giocasse ai dadi, gioco molto in voga nella Milano medievale. Massazio è disperato: non gli è rimasto nulla se non quello che indossa. Lungo la strada non incontra nessuno contro cui avventarsi per sfogare tutta la collera che ha in corpo. E in un momento di follia si avventa con il pugnale contro la Madonna con il Bambino. Uno, due, tre colpi al collo e al petto del Bambino. Ma l’immagine inizia a sanguinare. Fiotti di sangue rosso e denso che terrorizzano anche Massazio che si inginocchia difronte quell’immagine che solo pochi muniti prima aveva offeso e profanato.
Massazio prende atto che di fronte a lui sta avvenendo un qualcosa di straordinario. Un miracolo.
Un evento prodigioso a cui hanno assistito per secoli fedeli e pellegrini che qui nella cappella di San Satiro venivano a frotte, da ogni dove, e che chiedevano la grazia a quel Bambino sanguinante.
La stessa traccia di sangue che ancor oggi si vede sull’immagine, posizionata all’interno della Chiesa di Santa Maria presso San Satiro nel punto più importante dell’edificio: l’altare maggiore.
La basilica due secoli dopo quell’evento miracoloso venne completamente ripensata dall’architetto rinascimentale Donato Bramante. Era il 1478 quando l’Urbinate venne chiamato dai monaci di Sant’Ambrogio e a sua volta ,se ci è consentito, si produsse in un altro tipo di miracolo.
Un “prodigio” ottico quello legato al celeberrimo finto coro prospettico, lì proprio sopra l’altare. In novantasette centimetri di profondità Bramante seppe ricreare la percezione di un abside dieci volte più profonda. E’ come se misurasse nove metri e settanta centimetri. Merito delle sue conoscenze e studi matematici e geometrici, merito di un sapere squisitamente umanistico.
Di San Satiro, fratello di Sant’Ambrogio e Santa Marcellina, la chiesa milanese custodisce solo un ritratto. Sono scarsissime le notizie storiche sul fratello di Ambrogio, consacrato pochi anni dopo la morte avvenuta nel 378. Il suo nome per esteso era Uranio Satiro. Non è certa la data di nascita: forse nel 332 o nel 334 d.C. a Roma o più probabilmente a Treviri, in Germania.
Di certo sappiamo che nel 374 era a Milano a fianco del fratello. Il suo compito era quello di assistere in tutte le attività Sant’Ambrogio, soprattutto nell’assistenza e ricovero dei poveri. San Satiro si ricorda il 17 settembre, ed è il patrono dei sagrestani dell’arcidiocesi di Milano.
Le sue spoglie riposano nella Basilica di Sant’Ambrogio, accanto a quelle del fratello. Santa Maria presso san Satiro è l’unica chiesa al mondo a lui dedicata.