Tante mete e pochi posti: per andare in Erasmus almeno un semestre (i più fortunati possono stare a studiare all’estero fino a un anno) ogni ottobre negli atenei italiani è una corsa a bandi, scadenze e graduatorie. Ma in università cattolica a Milano da qualche anno c’è un altro «viaggio di studio», un po’ più di nicchia ma che inizia a fare proseliti.
Il progetto si chiama Mission Exposure (in breve Mex), ovvero esposizione alla missione e, anche se la definizione in italiano non suona un granché, l’iniziativa merita l’approfondimento. Dal 2010, infatti, grazie a un accordo con il centro milanese delle missioni estere (il famoso Pime), gli studenti di psicologia, sociologia ed economia possono applicare le loro conoscenze da universitari in un contesto tutt’altro che accademico.
Durante l’estate i giovani candidati trascorrono un mese in case di missione del Pime o di altre congregazioni religiose che hanno condiviso il progetto in Perù, Brasile, Haiti, Guinea, Congo, Mozambico, India, Bangladesh, Cambogia e Cina, mettendo a frutto sul campo le competenze maturate in teoria prima della laurea.
L’esperienza regala pure crediti formativi, una bella riga sul curriculum e in certi casi lo spunto per una tesi di laurea: ma il viaggio non ha certo questa missione.
Ilaria Beretta
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