C’era una volta l’82, con i suoi mondiali. Il mister che seguiva coloro che sarebbero divenuti i campioni del mondo era l’indimenticabile Enzo Bearzot, che, con il suo carisma, ha saputo tirare fuori il meglio dai propri ragazzi, portandoli fino alla vittoria finale contro la Germania dell’Ovest, al tempo ancora divisa dalla Repubblica Democratica tedesca da quell’insormontabile Muro.
Un ricordo indimenticabile per tutta l’Italia e gli italiani, complice una diversa serenità, seppur non limpida e totale, rispetto a quella di oggi, data da una maggior sicurezza sociale, politica e soprattutto economica: c’era lavoro per tutti. Pertini, all’epoca Presidente della Repubblica, sedeva sugli spalti del Bernabeu di Madrid, tifando insieme a tutti gli italiani, con l’enfasi e la semplicità del suo modo di essere Presidente.
Una formazione che rimarrà nella storia. Antonio Cabrini, il Bello, il primo calciatore in assoluto ad aver sbagliato un rigore in una finale dei Mondiali. Paolo Rossi, Pablito, che insieme a Baggio e a Vieri detiene il record di marcature nei mondiali, a quota nove goal, uno tra i tre giocatori ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere e il Pallone d’Oro. Dino Zoof, il Portierone, considerato uno dei più abili nella storia del calcio. Alessandro Altobelli detto Spillo, la riserva che fece rete in finale. Franco Baresi, il libero, il regista della squadra. Poi Fulvio Collovati, Gaetano Scirea, Claudio Gentile, Giuseppe Bergomi, Marco Tardelli, Gabriele Oriali, Bruno Conti, Francesco Graziani, Ivano Bordon, Giuseppe Dossena, Giampiero Marini e Franco Causio.
Quella sera c’era chi, impegnata a cucinare per gli ospiti, si fece trascinare dall’entusiasmo. C’era chi cuciva bandiere della speranza di poterle sventolare vittoriose a fine partita. C’era chi rimase impressionato dal gesto di Pertini, che con il suo indice indicava che per la Germania non ci sarebbe stato scampo. Poi, c’era chi, in vacanza, fu colta da un’improvvisa esplosione di rumori, urla, suoni e colori, che invasero le strade fino a pochi minuti prima completamente deserte.
C’era anche chi non c’era e ricorda solo i mondiali del 2006. Il mister di allora era Marcello Lippi, che portò in Germania i suoi ragazzi, con poco sostegno e motivazione da parte degli italiani, ancora scottati e delusi dallo scandalo di calciopoli. Nonostante ciò, l’Italia tornò vittoriosa, dopo una partita giocata sino all’ultimo secondo contro la competitiva Francia. Indimenticabile l’urlo e l’esclamazione del giornalista sportivo Marco Civoli “Il cielo è azzurro sopra Berlino”.
C’era chi, a Napoli con la famiglia dinnanzi al televisore, guardava la partita tra le urla e i fuochi d’artificio. C’era chi, tra una grigliata e l’altra, toccava con mano la tensione dei giocatori pronti a tirare i rigori finali ed infine, c’era chi, approfittando della distrazione della partita andò con una sua amica, di nascosto dai genitori, a farsi il secondo buco all’orecchio.
Ed ora, eccoci in Brasile, aspettando con ansia e trepidazione Italia – Uruguay: crediamoci!
Loretta, Maria, Concetta, Paola, Martina, Camilla, Ettore, Gianluca dalla Redazione di Scacco Matto