Monza c’è, ma il dolore non basta

Arengario_webQuel naufragio è figlio del naufragio delle coscienze, e solo una coscienza risvegliata, corresponsabile, restituirà a quelle persone la dignità che gli è stata tragicamente negata. Don Luigi Ciotti,  ottobre 2013. Non si possono trovare parole migliori per descrivere l’obiettivo della “Veglia di Corresponsabilità” organizzata dalla sezione Monza e Brianza di Libera, all’Arengario di Monza nella serata di Venerdì 11 ottobre, mentre i telegiornali facevano ripartire la conta dei cadaveri recuperati in mare. Non bastano i 319 lumini accesi in Piazza Roma per ricordare gli uomini morti nella strage del 3 ottobre. Ne servono degli altri per risvegliare le nostre coscienze? Don Luigi Ciotti, ispiratore e fondatore dell’associazione organizzatrice della serata di memoria, chiede, con una lettera da Roma, impegno per assicurare a ogni essere umano la libertà e la dignità che gli spetta semplicemente come uomo. Perché queste tragedie non sono fatalità ma prodotto di leggi che possono creare morti, alimentare paure e frantumare speranze. Ventimila morti sono il risultato di scelte politiche che hanno come obiettivo la fortificazione dei confini europei. È un crimine, e definirlo altrimenti è ipocrita, sostiene Don Luigi Ciotti. Si parla di colonialismo dei poveri, di Terzo Mondo che conquista il nostro territorio. Sì, si può parlare di colonialismo, non dimenticandosi però le diverse forme di colonialismo che l’Occidente, il Primo Mondo, esercita e di cui siamo soggetti attivi. C’è poi un colonialismo in cui noi europei siamo soggetti passivi. Chi ci colonizza, però, non è il Terzo Mondo sbarcato, nella migliore delle ipotesi, sulle coste di Lampedusa ma è la mafia, in ogni sua organizzazione e articolazione. Queste sono le parole a forte impatto di Valerio d’Ippolito, mediatore della serata, referente di Libera Monza e Brianza.

Serata di ascolto di storie di migranti, fatte di poche parole e di molti silenzi, dettati da una non padronanza effettiva della lingua ma che, in fondo, sembrano tradire il tanto dolore vissuto. Sono storie che raccontano guerre non raccontate, in Mali, in Nigeria, in Eritrea, in Ghana, in Costa d’Avorio, in Pakistan. Sono storie che si consumano dietro i mezzi di comunicazione e dietro i silenzi di Paesi che non hanno interesse per ciò che succede nel Terzo Mondo, troppo lontano da noi, troppo ininfluente nei rapporti culturali, sociali ed economico-commerciali. E ascoltare queste storie, seppur frammentate e confuse, è fonte di nuova consapevolezza o almeno così dovrebbe essere, secondo l’ottica di Libera. Una cosa è sapere che i migranti che arrivano a Lampedusa hanno affrontato viaggi di mesi, magari su barconi con 750 persone, forse senza acqua né cibo, sicuramente in condizioni inumane, scappando da guerre, dittatori, fame e carestie, abbandonando la propria terra natia e separandosi da famiglia e affetti. Un’altra consapevolezza nasce nel guardare negli occhi e ascoltare testimonianze dirette, di gente che è scappata, perché lì non avrebbe potuto vivere, perché lì la vita sarebbe stata come la morte. Libera s’impegna affinché ci si accorga di queste persone non solo “quando vengono deposte, avvolte in teli di plastica, sulle spiagge di un mare che un  tempo si chiamava mare nostrum, il mare nostro”. La piattaforma nazionale di CGL CISL e UIL, presente alla veglia con una sua rappresentanza, si pone come obiettivo la realizzazione di un progetto articolato in quattro proposte, per una riforma della legislazione attuale in materia di migrazione, per la realizzazione di un piano per l’accoglienza, per creare un corridoio umanitario, asilo politico e protezione internazionale e infine per contrastare la tratta degli esseri umani con forme di collaborazione con i paesi di origini.

LIBERA_webMonza, Lissone, Barlassina, Seveso, Lentate ci sono, partecipano alla veglia, condividono e diffondono i principi ispiratori della serata. E infine c’è una Costituzione che, già da sé, riconosce e garantisce i diritti “dell’uomo, non del padano o dell’italiano”. Un collaboratore di Libera aggiunge a queste ultime parole che la battaglia dei diritti dei migranti “è una battaglia di tutti, perché è una battaglia dell’uomo per l’uomo”. È un problema dell’umanità in primo luogo e come tale Libera chiede impegno ad agire per cambiare le cose. Il Sindaco di Monza, a tal proposito, sostiene che una soluzione politica al problema è necessaria e che bisogna partire da qui. Se le leggi non cambiano, nulla è davvero risolvibile. Il Ministro degli Interni Alfano, in risposta all’appello lanciato da “Repubblica”, ha però dichiarato che la legge Bossi-Fini, se abrogata, non risolverebbe nessun problema. Una ragazza, che ha avuto la possibilità di vedere con propri occhi barconi e migranti grazie ad una lunga permanenza a Lampedusa, sostiene però che pescatori e pescherecci vorrebbero fare qualcosa in più per soccorrere chi cerca aiuto in Europa, perché è la legge del mare che li obbliga, ma non è la legge Bossi-Fini che li incoraggia.

Nonostante tutto nessuna testimonianza dei migranti ha tralasciato i ringraziamenti rivolti all’Italia e agli italiani. E quasi nessuno, tra gli italiani presenti, è riuscito a non provare un fortissimo imbarazzo.

Camilla Mantegazza

la lettera di don Ciotti

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