Morire d’amore: un lusso e una condanna

Fiori_di_mandorlodi Roberta Romano

Sarebbe un mondo migliore se Ti amo” e Addiosi potessero dire una sola volta nella vita. E mai alla stessa persona”.

Il 14 febbraio, come di consuetudine, il mondo si appresta a celebrare l’amore. L’unione di anime elette che hanno avuto la fortuna di incontrarsi e riconoscersi tra mille, l’unione di chi combatte ogni giorno per preservare il proprio sentimento nonostante le avversità, l’unione di chi all’amore sceglie di dire sì ogni giorno.

Ma  in tempi come i  nostri questa ricorrenza  non può non essere loccasione  per riflettere sul lato oscuro, quello che le cronache, nostro malgrado, ci presentano quasi quotidianamente. Parliamo di femminicidio, di amore malato, come in modo suggestivo  lo presentano i media. Parliamo di un amore che nega se stesso e si trasforma nel suo opposto. In sanscrito, infatti, la parola “a- more” vuol dire “ciò che non muore”, eppure la realtà dei fatti ci dimostra altro. Ci mostra un altro tipo di amore, celebrato tutti i giorni dell’anno, perpetuato nel silenzio delle mura domestiche, che è pronto ad uccidere pur di dimostrare che esiste, che è vivo, e che può fare male.

In gennaio, solo nel nostro Paese, ci sono stati dieci omicidi. Si tratta di donne massacrate da compagni, fidanzati, mariti violenti e assassini. Un femminicidio ogni tre giorni. Una strage.

Si può parlare ancora di amore? E’ possibile contrastare questo tremendo fenomeno?

Tante sono le domande in merito e tante sono le risposte che ancora oggi, nella giornata dell’amore, quello autentico, si cercano disperatamente. Così come l’amore vero, il sentimento puro che oggi il mondo intero si appresta a celebrare, anche quello malato non conosce distinzioni di razza e di classe sociale. La violenza nelle relazioni familiari non esclude contesti abbienti e acculturati. Violenze e vessazioni non risparmiano le donne dei ceti alti come le sottoproletarie.

E questa parità” sociale non ha nulla di positivo, anzi. In comune queste donne vessate, denigrate e abusate hanno la totale perdita di consapevolezza di se stesse. Distinguere il bene dal male, l’amore vero da quello “malato”, diventa la cosa fondamentale ma anche quella più difficile. Come districarsi dai sentimenti contrastanti che si provano verso l’uomo che giura di amarle, sì, ma di non essere in grado di dimostrarlo se non con la violenza?

Come e soprattutto a chi chiedere aiuto quando la propria storia rischia di diventare soltanto un caso tra mille e non l’eccezione? Sarebbe bello, in una giornata come questa, pensare all’amore soltanto come al motore del mondo. Sarebbe bello poter scrivere soltanto storie a lieto fine in cui lui e lei si incontrano, s’innamorarono, magari si separano, ma vivono felici. Sarebbe bello non dover riflettere sul senso di una giornata dedicata all’amore e di cento, anzi mille, dedicate ai suoi eccessi. Sarebbe bello, ma purtroppo ancora non lo è.

Amare significa avere a cuore la felicità dellaltro più della propria

 

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