di Valeria Savio
Guido Barbieri, insegnante di storia in pensione, trascorre le giornate nella sua casa milanese dedicandosi alla stesura di un nuovo saggio, da quando è diventato vedovo si è chiuso in se stesso e frequenta pochi amici di vecchia data, i suoi unici legami familiari sono costituiti da Laura, la figlia, giornalista in un’emittente televisiva, e dal figlio di lei, il piccolo Michele. Un episodio di cronaca strappa Guido alla sua routine: nella zona di San Siro, durante i lavori di abbattimento di una villa, vengono ritrovati dei resti umani risalenti a molti anni prima. La costruzione era appartenuta alla famiglia Pozzi e il cadavere viene identificato come quello di Angela Pozzi, figlia del proprietario, scomparsa misteriosamente nel 1965 all’età di diciassette anni. Guido l’aveva conosciuta pochi mesi prima e se ne era innamorato senza essere ricambiato, e i due si erano comunque frequentati fino alla sparizione della ragazza. Ad occuparsi del caso c’è il commissario Ferrazza, legato da un’affettuosa amicizia a Laura Barbieri, che si è separata da poco, ma è chiaro a tutti che gli inquirenti non hanno un reale interesse nel voler risolvere un caso tanto vecchio. Eppure, Guido non intende lasciare impunita la morte di Angela e, con l’aiuto di sua figlia e i suggerimenti del commissario, si impegna a ricostruire gli eventi che hanno portato all’omicidio, padre e figlia riescono a ritrovare alcune persone che, all’epoca, erano vicine alla vittima, come Annarita, la sua migliore amica, che ha poi sposato il fratello di Angela, gli operai della ditta che aveva costruito la villa, ancora non terminata quando avvenne l’omicidio, e il suo fidanzato di allora, Luca, un geometra siciliano malvisto dalla famiglia della ragazza perché colpevole di essere meridionale.
Ma chi era veramente Angela? Una giovane donna troppo sfacciata, che ostentava la propria bellezza in modo provocatorio, come la descrivono alcuni, oppure la ragazza semplice e con i piedi per terra che ricordano sia Guido che Luca, e chi poteva odiarla fino al punto di volerla morta?
Per trovare le risposte a queste domande, Guido intraprende un viaggio fra presente e passato, in cui si vede l’evoluzione di una città come Milano, che si è trasformata da centro industriale in metropoli multietnica, e si racconta la mentalità italiana degli anni immediatamente precedenti alla contestazione giovanile, anni in cui l’ipocrisia, la paura del giudizio altrui e il conformismo più deteriore condizionavano sia le dinamiche familiari che quelle sociali. Inoltre Guido, che aveva combattuto tutto questo negli anni della sua gioventù e appartiene a quella generazione che ha creduto veramente nella possibilità di un cambiamento, si trova a confrontarsi continuamente con la diversa mentalità di sua figlia, donna pragmatica e totalmente concentrata sul lavoro, e a chiedersi cosa sia rimasto di quelle idee che avevano animato lui e la sua generazione, portando avanti con lei un rapporto pieno di incomprensioni, superate, però, dal grande affetto che li lega e da un forte rispetto reciproco.
Personaggi convincenti e una trama ben strutturata sono alla base di questa nuova opera di Alessandro Bastasi, scrittore trevigiano di adozione milanese, che si discosta dalle tinte forti che hanno caratterizzato alcuni dei suoi romanzi precedenti, come La scelta di Lazzaro ed Era la Milano da bere, e utilizza l’intreccio giallo come strumento per raccontare i cambiamenti avvenuti in Italia negli ultimi cinquant’anni, confrontando ciò che eravamo allora e ciò che siamo oggi senza alcuna retorica, in un romanzo che conferma le sue doti di scrittore raffinato e attento ai temi di attualità.