Quando in carcere ci si finisce per uno stupido gioco d’azzardo. Durante la mia esperienza di tutor per il progetto “Tetto per Tutti, alternative cielo a scacchi” ho avuto modo di incrociare la mia vita con quelle di molte persone passate da una delle tante patrie galere italiane. Criminali incalliti, criminali per bisogno, buffi truffatori, madri senza fissa dimora in condizioni pietose, spavaldi spacciatori, omicida… Tra questi una persona su tutte ha colpito fin da subito la mia attenzione regalandomi un sorriso sincero ed uno sguardo genuino dal primo giorno.
Lei è ciò che io definisco una mosca bianca in una grigia cella del carcere di San Vittore.
Sara era direttrice di un grande ristorante, cuoca impeccabile, madre integerrima. Un giorno si innamora di un uomo che la accompagna per mano verso il mondo del gioco d’azzardo, un mondo dal quale difficilmente puoi uscire senza ferita alcuna. I rumori, i colori, le luci, le persone che abitano questo mondo, per noi parallelo, creano una tale dipendenza da portare a disturbi del comportamento. L’azzardopatia, infatti, rientra nei disturbi del controllo degli impulsi. Ansia, nervosismo, alterazione dell’umore e della propria autostima, tendenza a ritenersi perseguitati accompagnati spesso da insonnia, tremori, palpitazioni sono solo alcune delle caratteristiche che seguono il gioco d’azzardo patologico.
Sara le sentiva tutte queste pressioni su di se; sentiva anche il peso di un amore per un compagno che le regalava emozioni soltanto in una sala con le slot machine. Stava perdendo l’amore per se stessa, l’amore di sua figlia, ma soprattutto stava perdendo il suo patrimonio. Nel giro di pochi mesi lei ed il compagno rimasero senza un euro. Da qui la strada verso San Vittore fu breve e senza ostacoli.
Sara, la mosca bianca di San Vittore, la donna fine, di carattere, con un certo stile, con le giuste risorse per riscattare la sua vita che trasforma la grigia cella con tende colorate, prepara piatti succulenti per le sue compagne di cella e cuce toghe per i magistrati di Milano grazie alla Cooperativa Alice di San Vittore.
A breve pubblicheremo un’intervista con Sara … perché Sara insieme alla sua storia è un deterrente naturale.
Jenny Rizzo