I Mr. Kite, gruppo trionfatore dell’edizione 2014 di ROCKIN’ THE SCHOOL, calvacherà il palco del BRF, sabato 13 giugno. In apertura ai Subsonica, saranno coprotagonisti di una serata in cui sarà finalmente consegnato loro il premio che da circa un anno gli spetta. Nati nel 2008 da un’idea di Alberto Previati e Luca Poldelmengo, il gruppo alternative/indie-rock ha modificato nel corso degli anni il proprio sound: iniziando da un genere punk, fino alla composizione di nuovi pezzi, ancora inediti, che saranno presentati in anteprima proprio nel corso del Brianza Rock Festival. Mr. Kite così composto da Luca Poldelmengo alla voce e chitarra, Alberto Previati alla chitarra, Luca Mariani al basso e Carmelo Gerace alla batteria. Un gruppo che si definisce senza pretese e dai piuttosti modesti, ma che a quanto pare, sa padroneggiare e colpire durante i live. Riusciranno ad aggiudicarsi il premio che da un anno stanno aspettando o anche questa il volta, il maltempo li ostacolerà?
Di tutto questo abbiamo parlato con Alberto.
Qual è il genere di appartenenza?
Abbiamo iniziato facendo cover di gruppi punk, come i Green Day. Nel corso del tempo, abbiamo cercato e cerchiamodi far evolvere il nostro sound. Il primo demo nel 2010, seguito da un primo album che non ci rispecchiava e che, per tale ragione, non è stato pubblicato. Proprio in questi giorni, stiamo registrando un disco che anche se non ci dovesse piacere lo produrremo. Dovrebbe uscire verso fine estate. È nostra intenzione realizzare un paio di pezzi da rendere pubblici, prima delle date effettive del disco. È da sottolineare che dal punk rock siamo passati per diversi generi ascoltandoli e quindi ripercuotendoli su quello che suoniamo: ambient, post punk, magari non si avverte in ciò che suoniamo, però in realtà c’è il richiamo prepotente dei delay, che è diventata una sorta di ossessione! Tra noi chitarristi è nata questa mania e quindi a ogni pezzo ce lo buttiamo dentro.
Cosa presenterete il 13 di giugno?
Avremo una scaletta ristretta di sette brani, per una mezz’ora di tempo totale. Abbiamo scelto di mettere per ultimo in scaletta uno dei nuovi, del quale non abbiamo ancora il titolo, anche se è già stato registrato. Quando lo suoniamo lo definiamo come L’inglesina, perché originariamente aveva un testo senza senso in inglese, mutato poi in italiano. Il titolo non c’è, ma sarà l’ultimissima che suoneremo al BRF.
La caratteristica delle vostre canzoni?
Essenzialmente sono suddivise in due: l’introduzione, la strofa, il ritornello e poi la seconda parte che rappresenta il finale, che dura tantissimo. Un po’ come se non volessimo suonare con il testo; tuttavia non essendo un gruppo strumentale, dedichiamo la prima parte al testo e la seconda alla musica. Quindi ci sono questi finali sfogati.
Per voi è la seconda volta che suonate al BRF?
Sì, noi abbiamo vinto il contest l’anno scorso. Anche lì è stata una grande sfida, perché io il bassista e il chitarrista siamo di Merate mentre il batterista è di Bellano. Il problema è che lavorando anche come fonico, a volte lo chiamano e non può dire di no. Lui non poteva quel giorno, quindi abbiamo improvvisato in tre: con me alla chitarra, il bassista al basso e il cantante, che normalmente suona come chitarrista, alla batteria e voce: quindi lui suonava la batteria e cantava. Dovevamo ritirare il premio e suonare in apertura ai Marlene Kunz e siccome pioveva a dirotto ci hanno proposto di ritornare ques’anno, per essere premiati. Sabato 13 suoneremo in quattro. Magari quest’anno essendo la band al completo, ci diranno che non piacciamo..chissà!
Chiara De Carli
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