L’inaugurazione è avvenuta meno di un mese fa, nelle campagne umbre, a ridosso delle mura castellane di Brufa, frazione di Torgiano, nel perugino. Due mondi è il titolo dell’opera di Hidetoshi Nagasawa, un grande artista originario della Manciura, attuale territorio della Repubblica Popolare della Cina che da quasi mezzo secolo vive in Italia. La sua scultura di notevoli dimensioni è parte di un’iniziativa arrivata alla trentesima edizione. Si intitola:“SCULTORI A BRUFA. LA STRADA DEL VINO E DELL’ARTE” che si è tenuta nella frazione del Comune di Torgiano. Un’opera permanente che arricchisce il paesaggio circostante.
Ne parla il curatore, Bruno Corà.
“Enigmatica e ispirata da una geometria immaginaria, la nuova scultura di Hidetoshi Nagasawa suscita nell’osservatore stupore e meraviglia come di fronte a un prodigio di cui non si conosce la causa. I due solidi che Luca Pacioli avrebbe ascritto alle forme improntate al solido vacuum, che Nagasawa ha concepito come una scultura, sono infatti tra loro vincolati come due anelli di una catena, senza che sia possibile separarli e soprattutto capire come sia stata attuata quella reciproca compenetrazione.

Ma Nagasawa è un Maestro anche in questo: dopo aver fatto un miracolo lo fa apparire anche del tutto naturale. Quelli della semplicità, dell’essenzialità, dell’equilibrio e dell’armonia, stati di cui egli dota le sue sculture, appaiono così attributi pressoché basilari delle sue opere. E i suoi lavori, appena trovato il luogo dove deporsi e sostare in quiete, appaiono come preziose, macroscopiche manifestazioni numeniche o come giocattoli di mitici giganti di un’epopea arcaica di cui si sono smarrite le tracce. Ma in essi tuttavia si avverte anche e con prevalenza che sono opere di un’estrema modernità, creazioni cioé in cui le antiche norme costruttive relative alle forze composte nelle forme, sono rimesse in gioco con i materiali prodotti da industrie e fucine contemporanee, scevre però da ogni ostentazione di attualità. Nagasawa riaccende la fiamma classica, ne rinnova principi e ritmi, ne riqualifica le esigenze che sono quelle di noi contemporanei, mai come oggi bisognosi di bellezza.
Questa nuova opera Due mondi, 2016, realizzata in ferro pieno, 3,75 metri per 2,25, e comunque concepita en plein air, si affianca a una tipologia di volumetrie inanellate già realizzate da Nagasawa a partire da quella prima intuizione costituita da Ipomea, 1987, realizzata con tubolari in ottone avvinghiati a una colonna preesistente. Una modalità che si riaffaccia come snodo multiplo in Lampo, 1989 e, seppur in forme diverse, in Ipomea e Pleiade, 1991 per offrirsi infine come lezione di geometria vacua impeccabile in Tre cubi, 2005 in legno.

Hidetoshi Nagasawa è nato a Tonei (Manciuria) nel 1940.
Vive e lavora tra Milano e le colline di Biella, dove ha recuperato una vecchia fabbrica tessile adattandola a studio ed abitazione.
Dopo un lungo viaggio in sella ad una bicicletta della durata di poco più di un anno, dal Giappone approda nell’agosto del 1967, come tappa finale di una sorta di Odissea personale, a Milano, decidendo di rinunciare alla professione di architetto per dedicarsi all’arte. Tutta la sua opera si basa sull’elaborazione di ambienti di contemplazione, di sculture di equilibri instabili quasi a sfidare le leggi gravitazionali terrestri, utilizzando intrecci o coesistenze di materie diverse (legno, ferro, rame, carta, marmi, pietra): costruzioni spesso al confine tra architettura e scultura, come dimostrano i suoi giardini a Certaldo, Brisighella e Quarrata e la sua scultura collocato nel Giardino di Celle presso la Collezione Gori. Una ricerca, quella di Nagasawa, che tende a costruire un punto d’equilibrio tra la cultura orientale d’origine e quella occidentale d’adozione, fondendo elementi mitici e credenze religiose. Fondamentale è il valore che Nagasawa dà al luogo ed al viaggio, come testimoniano alcune sue opere dedicate all’archetipo del viaggiatore e del navigatore solitario, quale il bastone e l’imbarcazione.
Nel corso della sua carriera ha preso parte a numerose edizioni della Biennale di Venezia e alla IX edizione di Documenta a Kassel. Ha esposto in mostre personali e collettive nei principali musei di tutto il mondo, tra cui il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, Villa delle Rose della Galleria Comunale di Bologna, la Fondazione Mirò di Palma de Maiorca, il MACRO di Roma, il Museum of Modern Art di Saitama e di Kawagoe, il National Museum of Art di Osaka, il Museum of Modern Art di Kamakura e di Hayama, il Palazzo della Triennale di Milano, il FRAC di Fontevraud, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il Middelheim Museum di Anversa, il National Museum of Modern Art di Osaka, il Museum of ContemporaryArt di Hiroshima, il Municipio Adachi-ku di Tokyo, il Contemporary Art Center di Mito”.