di Camilla Mantegazza
Ebbe un grande merito rivoluzionario. Fisico teorico a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Einstein elaborò una nuova interpretazione del mondo, mutando radicalmente i paradigmi elaborati durante i secoli che lo avevano preceduto. La famosa costante di Lavoisier secondo cui “la massa dei reagenti è uguale alla massa dei prodotti” perse ogni suo valore. E=mc2 spalancò le porte ad un nuovo mondo, inafferrabile, dalla non immediata comprensibilità e concretezza. Un mondo nuovo e rivoluzionario, senza ombra di dubbio.
La relatività introdotta da Einstein confutò la secolare legge della conservazione della massa, su cui si era basato qualsiasi postulato scientifico. “Rivoluzione nella scienza. Nuova teoria sull’universo. Rovesciate le idee newtoniane”: così, il 7 novembre del 1919, il Times di Londra annunciava la conferma della legittimità della teoria della relatività generale di Albert Einstein.
Inizialmente cariche di polemiche a causa della loro complicata verificabilità, furono necessari 14 anni prima che alle sue teorie fosse riconosciuta una validità tale per cui gli venisse riconosciuto il merito di cui erano portatrici. Così, ad una cultura fortemente retrograda e saldamente ancorata alle proprie tradizioni, si aggiunse sulle spalle del fisico il marchio dell’antisemitismo, connesso all’ascesa della potenza nazista. Ebreo di origini, di terra tedesca, fu costretto all’espatrio. L’università di Princeton divenne la meta che lo ospitò sino alla sua morte, nel 1955.
Nonostante ciò, il sogno degli Stati Uniti “terra di libertà” fu presto infranto: accusato di aver favorito le potenze comuniste, fu mira delle indagini del FBI. Presto, però, divenne un mito, in tutto il mondo. Un’icona, a cui spesso venne sottratto valore, che andò mascherando quell’identità scientifica che fece di lui un rivoluzionario.
Ancora oggi, è la figura di uno scienziato eclettico e multiforme, quella che dipinge la cultura popolare. Nacque ben presto il mito costruito intorno alla figura di Einstein e mai, durante tutto il ‘900, perse di rilievo o di credibilità. Certo, numerosi e non sottovalutabili elementi confluirono verso la creazione di quest’aurea d’oro nata intorno alla figura del teorico. E forse, attiene molto di più alla cultura di massa generale, rispetto all’ambiente puramente scientifico, decantare smisuratamente la celebre formula E=mc2.
Ciò è conseguenza del fatto che le teorie dello scienziato “pazzo”, almeno nell’immaginario collettivo, furono spettacolarizzate a dismisura da giornali e radio attraverso verifiche sperimentali grandiose e scenografiche. Il mondo uscito dal dopoguerra aveva un forte appetito di novità, e Einstein saziò questa fame. Come gli artisti ebbero Picasso, i rivoluzionari Lenin, gli industriali Ford, gli psicologi Freud .. gli scienziati ebbero Albert Einstein.
Camilla Mantegazza