di Valeria Savio
Il gommone, in fondo, è solo un mezzo di trasporto su acqua, eppure da molto, troppo tempo, questo oggetto evoca immediatamente immagini di disperazione, quella dei migranti che sbarcano sulle nostre coste in un esodo senza sosta che nessuna legge potrà fermare e nessun muro potrà mai contenere. Immagini che ci fanno immedesimare ed indignare per pochi minuti, ma che non riescono più a scuotere le nostre coscienze, perché, in fondo, siamo assuefatti ad esse.
Nel gommone che sbarca nelle nostre case grazie alla penna di Lello Gurrado ci sono, invece, sette storie, frutto della fantasia dello scrittore, che mettono il lettore di fronte ad una realtà scomoda: quella del razzismo nei confronti di chi ha la pelle di un altro colore.
Sette storie surreali e grottesche, che tentano di rompere l’indifferenza usando la forza del paradosso, suscitando sorpresa e sconcerto nel lettore, spingendolo a riflettere sulla superficialità con cui questo esodo epocale viene affrontato dalle istituzioni, portandolo, persino, a identificarsi con “gli altri” in uno scambio ipotetico di ruoli che colloca il lettore sul gommone al posto dei migranti.
Gurrado, giornalista ed ottimo autore di numerosi saggi e romanzi, ha già affrontato recentemente il tema del razzismo nel suo ultimo romanzo, Fulmine, inserendolo nel contesto di una storia più lunga e articolata. Qui lo fa in modo diverso, più diretto, usando l’arma del sarcasmo e riuscendo, nonostante la forza dei contenuti, a strappare in alcuni momenti un sorriso al lettore, perché, come spiega egli stesso nella premessa ai racconti, “una risata può risultare assai più incisiva di pedanti approfondimenti storico-culturali”.
Ma si tratta di un sorriso amaro, che nasce dal bisogno di scaricare quella tensione che cresce in modo sottile durante la lettura, perché questa breve raccolta ha lo stesso effetto di una puntura di spillo: lascia un dolore leggero, ma fastidioso e costante, che rimane sulla pelle per un bel po’ di tempo.