Sino al 23 luglio 2017, a Pisa, è possibile visitare a Palazzo dell’Opera e nel Salone degli Affreschi contiguo al Camposanto Monumentale la mostra dal titolo: “NEL SOLCO DI PIETRO. LA CATTEDRALE DI PISA E LA BASILICA VATICANA”, un’iniziativa che s’inserisce idealmente nella scia del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco.
Il tema principale che attraversa l’iniziativa è il confronto tra la Basilica Vaticana e la Cattedrale di Pisa, intese come concrete manifestazioni della Chiesa universale l’una, della Chiesa locale l’altra. Il ben noto sfasamento cronologico che esiste tra i due edifici attuali, medievale a Pisa e moderno a Roma, ha costituito per gli organizzatori una sfida importante, risolta con un’opzione di lungo periodo. Gli oggetti chiamati a raccontare questa complessa vicenda vanno dall’età di San Pietro all’Ottocento, ma sono inseriti entro precise griglie tematiche, che restituiscono un coerente percorso espositivo attraverso quasi due millenni di storia religiosa ed artistica.
Fin dal Medioevo importanti testimonianze artistiche di Pisa e del suo territorio rivelano in effetti un intenso legame con Roma. In questo rapporto giocò un ruolo fondamentale la figura di San Pietro e il culto che di lui si venne diffondendo in terra pisana. Secondo una antica tradizione, infatti, Pietro, nel viaggio missionario che lo vide trasferirsi da Antiochia a Roma, sarebbe sbarcato intorno al 44 d. C. sul litorale toscano, in un luogo sito allora nei pressi dell’antico porto pisano. Qui Pietro avrebbe eretto un altare di pietra, consacrato poi da papa Clemente I (92-97), che costituì il primo nucleo della successiva Basilica di San Piero a Grado. A Roma, dove visse per oltre vent’anni fino alla sua morte, Pietro fu vescovo e primo papa.
A seguito dell’incendio di Roma del 64, appiccato dall’imperatore Nerone ma imputato ai cristiani, venne catturato anche Pietro, che finì nel carcere mamertino e nel 67 fu crocifisso a testa in giù sul colle Vaticano. Lì fu sepolto e nel 320 sulla sua tomba venne costruita la prima basilica vaticana, voluta dal primo imperatore cristiano, Costantino il grande. Questo edificio, distrutto nel corso del Cinquecento per far posto alla basilica attuale, era un tempio grandioso, a cinque navate, con un vasto quadriportico antistante, e divenne un faro per l’architettura medievale. Pisa non si sottrasse a tale influenza: la sua Cattedrale di Piazza dei Miracoli riecheggia il ricordo della Basilica costantiniana.
Su queste premesse, la Mostra intende illustrare il forte legame che si instaurò tra Pisa e Roma attraverso la figura di Pietro e la decisiva influenza che la Basilica Vaticana esercitò nei secoli sulla Cattedrale di Pisa.
Il percorso espositivo si suddivide in cinque sezioni. Nella prima, intitolata Romanità di Pisa: il Medioevo, si evidenzia attraverso modelli architettonici, numerosi originali e un paio di riproduzioni fotografiche l’intenso rapporto tra la cattedrale di Pisa e la basilica Costantiniana. Si tratta di una tematica vastissima, che concerne sia l’architettura che le arti figurative, suggerendo nuovi approcci alla tradizione romana del mosaico non meno che a quella toscana della scultura in pietra.
La seconda sezione è intitolata La Navicella di San Pietro, e illustra lo stretto nesso che esiste, nella Pisa medievale, tra la vocazione marinara della città e la figura di San Pietro, chiamato da Cristo a lasciare la sua barca e le sue reti per divenire pescatore di uomini.
Raggiunta l’epoca in cui l’antica Basilica Vaticana venne sostituita da quella attuale, la mostra riparte con la terza sezione, dedicata appunto alla Romanità di Pisa: l’Età Moderna. Dopo aver evocato attraverso due celebri medaglie il ruolo che in questa storia spetta a papa Giulio II della Rovere ed al suo geniale architetto Donato Bramante, l’attenzione si concentra su tre distinti episodi che nella decorazione interna della Cattedrale di Pisa attestano una lunga fedeltà a soluzioni stilistiche inventate a Roma tra il sedicesimo ed il diciannovesimo secolo. I protagonisti sono qui il manierista Perin del Vaga, il barocco Orazio Riminaldi ed i numerosi pittori che, tra umori settecenteschi e rigore neoclassico, forniscono le grandi tele con cui vennero rivestite le pareti delle navate laterali del sacro edificio.
Si aggiungono a queste tre sezioni, che rappresentano il nucleo della mostra, altre due sezioni, collaterali ma di grande interesse. La prima, intitolata Fabbriceria ecclesiastica, è dedicata alla complessa realtà istituzionale ed operativa cui dobbiamo i grandi capolavori dell’architettura sacra. La seconda sezione, A lode dei Santi, ricorda l’importanza delle feste religiose nella vita quotidiana dei fedeli.La mostra, curata da Marco Collareta, si è avvalso di un prestigioso comitato scientifico, composto dal cardinale Angelo Comastri, il Presidente dell’Opera della Primaziale Pisana Pierfrancesco Pacini, Maria Grazia Bernardini, Antonino Caleca, Stefano Casciu, Marco Collareta, Andrea Muzzi, Antonio Pinelli, Pietro Zander.