Olimpiadi, le medaglie delle mamme

olympia-1535219_960_720di Luigi Losa

‘Son tutte belle le mamme del mondo’ si cantava negli anni Cinquanta con Claudio Villa. Ma al tempo delle Olimpiadi 2016 ‘son tutte belle le mamme italiane con una medaglia al collo.

La finale tutta italiana nello skeet tra la vittoriosa Diana Bacosi e Chiara Cainero (che già aveva vinto l’oro a Pechino 2008) è stata la più esaltante anche perché le due mamme si sono affrontate in un duello non a colpi di torte ma di ‘doppiette’ nel senso del fucile e dei piattelli da centrare.

Al momento è il tiro, a segno e a volo, il settore che ha dato più soddisfazioni con tre ori e tre argenti e tra queste due sono venute dalle mamme, due da due non più giovanotti e altre due da due ragazzotti. Tre inoltre sono praticamente di esordienti, le altre tre di ‘veterani’ dei Giochi (Pellielo, argento nella fossa,  addirittura alla settima partecipazione con quattro medaglie).

Di padre in figlio invece la medaglia d’oro del 21enne Gabriele Rossetti sempre nello skeet che ha superato il bronzo di papà Bruno a Barcellona 1992.

Degli altri successi di Niccolò Campriani (oro carabina 10 metri), Marco Innocenti (argento double trap) e Pellielo si è già detto.

Seguire le Olimpiadi in tv è appassionante ma anche faticoso e per certi versi complicato, anche per via della differenza di orario tra Italia e Brasile (cinque ore che si fanno sentire soprattutto per le gare serali che diventano notturne): lunghe maratone davanti al piccolo schermo con il telecomando a portata di mano per uno zapping a tratti compulsivo: non si vuole perdere l’attimo fuggente di una medaglia, specie se italiana, anche se mamma Rai che copre in solitaria l’evento con tre canali al netto di social, streaming, app e compagnia bella non ti fa perdere praticamente nulla.

Ma le emozioni della diretta sono tutta un’altra cosa.

Come quelle delle ultime tre medaglie d’oro dell’Italia, a cui vanno aggiunti un argento e tre bronzi che portano a 18 podi il bottino complessivo aggiornato a domenica mattina.

Trionfale è stata poi nella notte tra sabato e domenica la vittoria nei 1500 metri stile libero di nuoto di Gregorio Paltrinieri (con il bronzo di Gabriele Detti che aveva già conquistato una identica medaglia nei 400). Una medaglia ‘annunciata’ ma non per questo meno emozionante e che ripaga, solo in parte, delle delusioni venute dalla piscina olimpica, Federica Pellegrini in testa.

Due belle medaglie di bronzo sono venute poi dal canottaggio, con il due (Giovanni Abagnale e Marco Di Costanzo) e con il quattro senza (Giuseppe Vicino, Matteo Lodo, Matteo Castaldo e Domenico Montrone), giovani equipaggi che hanno riportato alla memoria le gesta dei fratelloni Abbagnale e del timoniere Di Capua.

Ma poi non ci sono solo gli italiani e le italiane. Se non si è accecati dal tifo talune imprese risultano leggendarie come quella del nuotatore americano Michael Phelps che in cinque edizioni ha conquistato 28 medaglie, ventitre delle quali d’oro: tornato alle gare dopo il ritiro a Rio ha conquistato cinque ori (due individuali nei 200 farfalla e nei 200 misti e tre nelle staffette 4×100 e 4×200 stile libero, 4×100 misti) e un argento (100 farfalla) diventato il più grande di sempre anche dei Giochi dell’antichità.

Ora gli sguardi sono puntati su un altro mostro sacro dello sport: il campione della velocità nell’atletica Usain Bolt che potrebbe, vincendo 100, 200 e 4×100 arrivare a nove ori in tre olimpiadi (dopo Pechino e Londra). La finale è nella notte tra domenica e lunedì.

Ma c’è invece uno scricciolo di donna etiope, Almaz Ayana, al suo debutto ai Giochi, che ha strabiliato tutto e tutti nella prima giornata dell’atletica, vincendo i 10mila metri e stabilendo un record del mondo definito ‘mostruoso’ dagli esperti. Ha doppiato quasi tutte le concorrenti in gara, è arrivata senza fiatone, si è fatta il segno della croce e ha timidamente sorriso a fotografi e cineoperatori. Una campionessa assoluta di modestia.

E l’olimpiade per fortuna è piena di storie e di imprese così.

 

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