di Alessandro Arndt Mucchi
È un pubblico che ha voglia di ridere e battere le mani quello che riempie la sala del Teatro Binario 7 a Monza per lo spettacolo L’Amore Sciocco nell’Operetta, e difficilmente potrebbe essere altrimenti visto che è chiaramente un pubblico che sa cosa lo aspetta. È già il quarto anno che il trio Elena D’Angelo (soprano soubrette), Umberto Scida (comico) e Andrea Albertini (pianista) incontra i monzesi e l’impressione è che ci sia una buona sintonia.
Si parte morbidi, con qualche battuta leggera e un paio d’ariette, ma poi il crescendo comico è continuo e coinvolge sempre più platea e loggione che dalle risatine passano ai commenti e al canto. Bravo il duo allora, che gioca sul continuo battibeccare di cantante e comico, spalleggiati dal pianista che un po’ rappresenta il pubblico nel suo essere chiamato in causa come giudice del cinguettare dei due. “Maestro ha visto come mi tratta male?” chiede il comico, e lui in risposta bofonchia e abbozza, con inaspettata presenza comica.
La comicità è quella leggera a base di ammiccamenti, palpatine, gonne che si alzano oltre il girovita, battute su mariti cornuti e vedove allegre, quella che poi si è evoluta nel Bagaglino per intenderci, e che forse non è adatta a tutti nel suo essere fuori tempo massimo ora che si ride in altre maniere (Zalone sembra avanguardia in confronto), ma sarebbe sbagliato darne critica negativa visto che proprio le atmosfere d’altri tempi sono ricercate. Si canta di Cin Ci Là, de Il Paese dei Campanelli, del Cavallino Bianco e di tante altre ancora, ma il succo è sempre quello: lui, bruttino ma furbo, che cerca di conquistare lei, bella e alla ricerca di un pollo.
Oltre alle arie e ai battibecchi non manca qualche abbozzato e gradevole passo di danza, ma è quando i due che tengono la scena si lasciano andare a un minimo d’improvvisazione che la serata decolla, è evidente come abbiano ottima intesa, e la gente in sala fatica a non battere le mani ad ogni occasione possibile. Anche le mani però vengono battute con gusto retrò, sui tempi forti, cosa che per fortuna si sente sempre meno perché come dice il Maestro Nicola Fasani “così la musica muore”.
Ad accompagnare i due, come dicevamo, abbiamo trovato un bravo pianista che non si è tirato indietro quando c’era da far da spalla comica, una flautista e un percussionista. L’impressione sul trio di musicisti nel suo insieme, però, non può che essere negativa, a meno che il fastidioso suonare ognuno per sé non fosse anch’esso uno scherzo. Al netto della prestazione da rivedere sul fronte musicale però, la serata è stata gradevole e spiritosa, e molto rodato è apparso il duo D’Angelo – Scida, capace di improvvisare e tenere il palco con mestiere.