Il maestro Paolo Tomelleri è intervenuto in occasione della conferenza stampa, svoltasi allo Sporting Club di Monza Parco, per la presentazione del concerto che si terrà sabato 19 marzo, al Teatro Manzoni della città. Lo spettacolo, patrocinato dall’associazione Lions Club Monza – Parco, è stato pensato per appoggiare i due principali enti che si occupano delle persone fragili della città e non solo: il progetto SLAncio e il Comitato Maria Letizia Verga.
Paolo Tomelli è nato nel 1938 a Vicenza da madre e padre entrambi musicisti, affezionati delle note classiche. Non appena diventa grande abbastanza per entrare in conservatorio, sceglie di studiare al Giuseppe Verdi di Milano, anche se confessa di aver intrapreso anche gli studi universitari seguendo il corso di medicina, “Poi a un passo dalla laurea, vi rinunciai. Forse per egoismo, alcuni dicono sia sensibilità. Per me sono entrambi. Resta il fatto che i malati mi coinvolgono”.
Nel 1956 entra a fare parte dei Windy City Stompers, un gruppo di jazzisti che lo hanno condotto verso la possibilità di intraprendere una carriera lunghissima, piena di collaborazioni ad alto livello tra cui nomi della musica leggera italiana come Lino Pastrano, Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. Non solo, alcuni nomi hanno fama internazionale, ma afferma: “ho incontrato talmente tanta gente che citarne uno sarebbe fare un torto agli altri. L’esperienza che ho vissuto è stata quella di poter incontrare persone che avevo visto in fotografia, penso anche ai grandi artisti americani del jazz. Poi li ho conosciuti ed è stata una gioia, qualcuno una delusione. Certi artisti è meglio ascoltarli solo attraverso le registrazioni, o vederli tramite uno schermo piuttosto che imbattersi di persona”.
Mentre Tomelleri parla si può avvertire la passione che ancora mette all’interno di questo lavoro e confessa che deriva dal fatto che il suo non è un lavoro, ma un hobby: “Sarei dovuto diventare un medico, poi la musica ha preso il sopravvento sul resto e così è diventato un lavoro”. “Da ragazzo sognavo di suonare con la giacca bianca davanti a un’orchestra e giocavo imitando quelle scene, ora l’orchestra è il mio giocattolo”. L’incontro con il jazz è avvenuto all’età di circa dieci anni, quando gli alleati sbarcarono in Italia e con loro arrivé anche il jazz sulla penisola: “sentii quelle note per la prima volta, tramite la radio, ero da mia, mi ricordo”. Una musica totalmente diversa da quella suonata dai genitori, fossilizzati ormai sulle note classiche. “Un giorno, quando ormai avevo 50 anni, mio padre mi sentì suonare in un programma radiofonico e mi chiamò per dirmi che non ero poi così tanto male!”.
Paolo Tomelleri si considera ancora oggigiorno un dilettante della musica e ai giovani a cui trasmette la passione per essa alla Scuola Civica di Milano, una delle realtà più importanti d’Italia – insegna “a credere nella musica, ma di non farsi illusioni, perché il rischio è rimanere deluso e frustrato. Ma fondamentale è credere in lei e soprattutto amarla”.
Chiara De Carli