di Francesca Radaelli
Chi legge una preghiera e chi racconta un’ esperienza, vissuta in terre lontane o vicine. Chi cita le parole di Papa Francesco e chi quelle del Dalai Lama. Chi intona un canto e chi indossa un simbolo. Davanti al municipio di Monza, in Piazza Trento e Trieste, la sera di giovedì 21 settembre si è rinnovato l’appuntamento con la tradizionale veglia interreligiosa per la pace, organizzata dalla UPF di Monza in occasione della Giornata internazionale per la pace istituita dall’Onu.
Nell’unico giorno in cui in tutto il mondo deve essere rispettato il cessate il fuoco, di fronte al braciere acceso si sono unite in un unico coro le voci di figure religiose e spirituali diverse tra loro ma in cammino verso la stessa direzione, percorse da quella stessa tensione che attraversa tutte le fedi. L’aspirazione alla pace.
Dalle suore missionarie dell’Immacolata alle rappresentanti del credo bahá’í, dalle giovani musulmane della Brianza a chi ha abbracciato la causa dei monaci tibetani, dai templari con la croce alle divise dei City Angels, dal pastore evangelico al maestro di yoga, fino alla chiesa di Scientology e ai fratelli di Charles de Foucauld. Sono tutti lì, riuniti sotto il simbolo del governo della città a parlare di pace modulando le parole sulle note della diversa spiritualità che contraddistingue ciascuno di loro. E riaffermando con forza la propria identità religiosa, culturale e spirituale, così evidente d’altronde negli abiti delle suore, nella tonache del maestro induista, nelle croci cristiane e nei veli indossati con orgoglio che sfilano al di sotto del palazzo comunale.
Religioni diverse in preghiera per la pace: sembrerebbe poco meno che un’utopia. Eppure proprio in quel gruppo di persone in piedi, che saranno forse apparse degli alieni a chi attraversava ignaro la piazza Trento e Trieste durante la serata di giovedì, si mantiene accesa la speranza, che è un po’ come la fiamma della candela che ciascuno di loro ha acceso al termine della veglia: quasi invisibile ma viva.
Una tavola rotonda per parlare di pace
Poche ore prima alcune di quelle persone si erano parlate e ascoltate, in una tavola rotonda organizzata all’Urban Center da Carlo Chierico, presidente UPF Monza, condotta insieme a Mohsen Mouelhi, gran maestro sufi, e aperta da un’introduzione poetica di Ettore Fiorina.
Un momento di dialogo e confronto in cui si è parlato tanto di spiritualità e di ideali, di lavoro su se stessi e di azioni di pace nel mondo. Da una parte Fratel Tommaso Bogliacino ha voluto sottolineare come il primo passo per la pace sia l’accoglienza dell’altro e come tutti noi nella quotidianità siamo chiamati ad amare le persone una ad una, dall’altra parte, il presidente dell’UPF Carlo Zonato ha presentato il progetto dei Parlamentari per la pace avviato dall’UPF a livello internazionale: un forum che ha fatto il suo debutto quest’anno, attraverso il quale i governanti di tutto il mondo hanno la possibilità di lavorare insieme per la pace e lo sviluppo.
“Tutte le fedi sono raggi di uno stesso sole”, ha sottolineato Mahry Robbiati presentando i principi della comunità di fede bahá’í. “Siamo convinti che esista una sola razza umana. L’unità dovrebbe portare come conseguenza logica alla pace”. Loretta Recrosio, assessore del comune di Cusano Milanino ha invece presentato il progetto dei Dialoghi di Pace, una bella iniziativa di sensibilizzazione sulla pace, che consiste nella lettura scenica, spesso con accompagnamento musicale, del messaggio che il Papa, a Capodanno, rivolge all’intera Umanità per la Giornata Mondiale della Pace: “E’ un’iniziativa che si sta diffondendo sempre più in Lombardia e che stiamo rilanciando, lanciando un invito a tutti, anche in altri comuni: copiateci”.
Un vero e proprio assessorato alla pace è invece la proposta dell’associazione Assisi Pax: “Anche in questa prospettiva abbiamo messo a punto il nostro decalogo della pace, un insieme di norme di comportamento che proponiamo ai rappresentanti politici”, ha spiegato Giuseppina Corona. “Perché pace non vuol dire solo abolizione dei conflitti, ma costruzione propositiva e concreta di alleanze.”
Della difficoltà di portare avanti il valore della pace in un mondo governato dalla violenza dell’economia e dei media ha parlato invece Enzo Biffi, imprenditore e artista, tra i fondatori del Dialogo di Monza, creatore della Porta del Dialogo, che si definisce ‘pacifista in crisi da sempre’: “La Porta è un’opera fortemente simbolica che rappresenta il momento del passaggio e in un certo senso anche il mio continuo passare da una parte all’altra. La sfida vera, per me, è quella di continuare a passare, ad attraversare, da una parte scrivere una storia, dall’altra leggere un’altra storia”.
Dal proprio punto di vista di imprenditore e politico Vincenzo Ascrizzi, presidente della Fiera di Monza, ha sottolineato l’importanza di iniziative capaci di unificare, al di là del colore politico e religioso, rendendo merito in questo senso all’attività della UPF Monza, mentre Gabriella Miele della Federazione delle Donne per la Pace ha presentato l’iniziativa della Peace Road, ossia la costruzione di una Strada Virtuale di Pace portata avanti a livello internazionale dall’associazione.
“La spiritualità è laica”, ha sottolineato Amadio Bianchi, maestro induista che citando la frase di Gandhi ‘Unity in diversity’ ha voluto rimarcare che “l’infinito esiste se si crede nella diversità”, e sugli ideali della non violenza si è focalizzato anche Lino Spena del Gruppo Etico All Is One: “I monaci tibetani sono vittime di un vero e proprio genocidio, eppure non parlano mai di guerra, piuttosto di infelicità: il primo conflitto da risolvere è quello dentro la singola persona”.
“Il cammino della storia passa dentro ciascuno, ciascuno porta dentro di sè il conflitto e la pace, proprio come la storia”, ha sottolineato in conclusione l’ex senatrice Albertina Soliani. “Ho la sensazione che il mondo occidentale stia perdendo la spiritualità. Credo che oggi l’unico modo di stare dentro la storia senza disperdere i valori di umanità, ma vivendo appieno la politica, le professioni, è quello di essere distanti dalla legge economica, del denaro, dei beni materiali. Oggi le religioni sono utilizzate per giustificare i conflitti. Invece sono convinta che la chiave sta nel difendere e coltivare la spiritualità, riscoprire il valore gratuito, non violento, di inclusione delle religioni”. Un valore che la veglia interreligiosa di preghiera davanti al municipio di Monza, ancora una volta, ha riaffermato con forza.
Bellissima iniziativa UPF che seguo da anni; grazie per l’articolo!
Sarà… ma affidare la pace alle religioni mi sembra come creare un corpo di vigili del fuoco con potenziali piromani.
A proposito: l’UPF non è una trasmutazione della cosiddetta “Chiesa di Unificazione” che produceva armi in Corea?
La pace parte da dentro di noi, ma dobbiamo cooperare assieme per renderla concreta. Iniziativa lodevole.