di Marco Riboldi
Con un gesto che ha suscitato sorpresa in molti, Papa Francesco ha annunciato la Consacrazione di Russia ed Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, ponendo così questi popoli sotto la Sua protezione in questi tragici frangenti.
Tale consacrazione affonda le sue radici nella storia del cristianesimo: pare che la prima notizia di una formula di consacrazione risalga all’ottavo secolo, quando apparve il verbo “anatithemi”, il cui significato può essere reso con “presentare, esporre”, quindi presentare, esporre davanti a a Dio, oggi più sinteticamente “consacrare”.
Tale rito di affidamento alla Vergine, che comporta anche la richiesta di pentimento e di conversione per chi causa sofferenza ai popoli, non smetterà di essere praticato nel corso dei secoli, con la novità, dal ‘600 in poi, delle consacrazioni di interi paesi, come è successo per la Francia, la Spagna, l’Austria, la Polonia, l’Italia e altri.
Per quanto riguarda la Russia, occorre ricordare che questa nazione già venne consacrata alla Madonna, anche su sollecitazione della veggente di Fatima, Suor Lucia, che sostenne di aver ricevuto dalla Vergine la promessa della fine delle persecuzioni dei cristiani se si fosse consacrato a Lei quel paese.
Tale consacrazione venne poi confermata da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Ma fermiamoci a tentare di comprendere, come si può, il significato di tutto questo.
Il riferimento alla Madonna si svolge nelle parole “Cuore Immacolato”. Il “cuore” di Maria rimanda all’episodio evangelico di Simeone, il vecchio sacerdote del tempio cui era stato predetto che non sarebbe morto prima di aver visto il Messia.
Giunto Gesù al tempio per i riti ebraici della primissima infanzia, Simeone riconobbe in lui il promesso Salvatore e pronunciò il celebre cantico ”Ora lascia che il Tuo servo vada in pace…” ( il “Nunc dimittis” ) profetizzando a Maria che il suo cuore sarebbe stato spezzato dai dolori della passione del figlio.
Il cuore di Maria diventa così il simbolo dell’amore e della sofferenza per amore: unirsi al cuore di Maria significa, nel linguaggio cattolico, porsi al riparo di chi ha saputo restare fedele fino all’ultimo, a qualsiasi costo, al “sì” pronunciato davanti a Dio il giorno della Annunciazione (non a caso, proprio quel giorno viene scelto da papa Francesco per il rito di consacrazione. E sul significato del 25 marzo si potrebbero aprire molte ulteriori riflessioni: giorno della Incarnazione, giorno della penitenza e del perdono, cuore del periodo quaresimale ecc.).
Sul significato della parola “immacolato” credo si possa far riferimento alla antica tradizione, poi divenuta dogma di fede, della assoluta mancanza in Maria di qualsiasi peccato, compreso il peccato originale: il suo cuore è il simbolo della sola persona che può presentarsi a Dio senza portare con sé alcuna colpa da farsi perdonare.
Un gesto antico e ricco di significato, dunque. Alcuni si sono detti sorpresi che questo papa così aperto e dialogante con la cultura laica abbia ripreso una tradizione tanto lontana dalla mentaltà corrente.
Non c’è niente da dire o da fare: bisogna che si prenda atto che quel che si fa con questa consacrazione è del tutto incomprensibile per chi non accetta di porsi in una visione di fede.
Qualcuno oggi scuote la testa o cerca di ignorare la notizia: se ne faccia una ragione, capita che il papa sia cattolico e che creda che una preghiera e un atto di consacrazione possano trovare strade misteriose per costruire il bene della umanità.
Perchè noi cattolici crediamo che le strade da percorrere non siano solo quelle di questo mondo: e sulle ignote vie tracciate altrove, l’umile ragazza ebrea di duemila anni fa può essere un’ottima guida.
Perchè, come Le disse l’inviato del Signore, “Nulla è impossibile a Dio”.