Piantiamola!

di Francesca Radaelli

Mille miliardi di alberi. Sono quelli che – secondo i calcoli del professor Stefano Mancuso – l’umanità dovrebbe piantare subito per rallentare l’accelerazione esponenziale del riscaldamento globale e “guadagnare” 50 anni. Con la lectio magistralis dal titolo “Il pianeta delle piante” il professor Mancuso, direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, ha aperto il nuovo ciclo di conferenze organizzato dal Comune di Monza al teatro Manzoni in collaborazione con enti e associazioni attive sul territorio e il patrocinio del Comune di Villasanta.

Da sinistra : Arianna Bettin, assessora alla cultura del comune di Monza, Stefania Cardin, presidente di Thuja Lab, Marco Fumagalli, della cooperativa La Meridiana, Paola Bertolotti, di Thuja Lab. 

La serata, promossa dall’associazione di promozione sociale Thuja Lab in co-progettazione con Generazione Senior, il nuovo progetto della cooperativa sociale La Meridiana che promuove l’invecchiamento attivo, ha riscosso un grande successo di pubblico, confermando l’interesse e la partecipazione dei monzesi verso iniziative di carattere culturale di diverse tipologie.

La conferenza di Stefano Mancuso è stata preceduta dall’esibizione sul palco di un quartetto di clarinetti, ad opera degli studenti del Liceo classico musicale Bartolomeo Zucchi.

L’esibizione degli studenti del liceo Zucchi

“La vita presente sulla Terra è composta per l’86% di piante e per lo 0,3% di animale: il nostro è a tutti gli effetti il ‘pianeta delle piante’”, ha esordito Stefano Mancuso, spiegando come la vita animale sia possibile solo grazie alle piante, che assorbono anidride carbonica e producono ossigeno. “Se esiste la vita su questo pianeta lo dobbiamo alle piante e, per quanto ne sappiamo, la presenza della vita è il fenomeno più raro nell’universo”. Abbiamo dunque la grande responsabilità di custodire ciò che è unico nell’universo. Ma le piante, da cui dipende la possibilità della vita, oggi sulla Terra non se la passano affatto bene. E la causa sono le attività dell’uomo.

Stefano Mancuso

L’impatto dell’umanità sul pianeta

Spiega Mancuso che 12mila anni fa, quando con l’invenzione dell’agricoltura, iniziò a svilupparsi la civiltà umana, c’erano sulla Terra 6mila miliardi di alberi, mentre oggi ce ne sono 3mila miliardi, di cui 2mila miliardi li abbiamo tagliati negli ultimi due secoli. Lo scenario è quello di un’umanità che dalla rivoluzione industriale in poi aumenta esponenzialmente la propria azione distruttiva sul pianeta. Perdere le foreste primarie, fino a due secoli fa presenti anche in Europa, ha significato perdere biodiversità: dal 1970 a oggi il 70% delle specie animali è scomparso.

“Il 2021 è stato l’anno in cui il peso dei materiali prodotti dall’uomo (plastica e cemento per lo più) ha superato il peso della vita sulla Terra”, rivela Mancuso. “E oggi affrontiamo il più grande problema che l’umanità abbia mai dovuto affrontare: il riscaldamento globale, che minaccia di rendere inabitabili nel prossimo futuro vaste aree del pianeta ora popolate”. L’Italia si trova proprio all’interno di un hotspot: “Dal 1960 a oggi la temperatura media delle principali città italiane è aumentata di almeno 3 gradi”. Ma gli effetti dell’aumento delle temperature sono visibili anche nel Sud Sahel, dove il lago Ciad dal 1978 a oggi si è ridotto del 94%, mentre dove fino a pochi decenni fa c’era il grande Lago d’Aral oggi c’è un paesaggio desertico.

Le piante ci salveranno?

Il futuro nelle proiezioni degli scienziati appare catastrofico, eppure per Mancuso la soluzione al più grande problema dell’umanità esiste. Sono le piante. Il riscaldamento del pianeta dipende da un unico parametro: l’aumento costante di anidride carbonica nell’atmosfera. “Il tentativo di ridurre le emissioni di CO2 si è rivelato fallimentare: ridurre CO2 significa ridurre la ricchezza di uno Stato e nessun Paese è disposto a farlo”. Ma gli alberi assorbono CO2 e piantandone in grande quantità potremmo guadagnare 50 anni di tempo e fermare il processo di riscaldamento esponenziale del pianeta. Mille miliardi è la quantità che Mancuso ha calcolato come necessaria: “Il problema è enorme, la soluzione lo deve essere altrettanto!”

Dove metterli mille miliardi di alberi? “L’80% dei terreni agricoli è destinata ad allevare animali o a produrre cibo per gli animali di allevamento, anche se solo il 20% delle calorie dell’alimentazione umana è di origine animale. Iniziamo dunque a ridurre di almeno il 25% il consumo di prodotti animali e avremo ricavato terreno sufficiente per gli alberi”. E potremo provare a salvarci.

Piantare alberi non basta, però. “Dovrà seguire una vera e propria conversione ecologica”, spiega Mancuso, “che ci porti alla consapevolezza che noi uomini non siamo “migliori” delle altre specie, né i “padroni” della Terra. A cosa sarà servito”, conclude Mancuso, “aver dipinto la Cappella Sistina o aver scritto la Divina Commedia quando sulla Terra non sarà rimasto neanche un essere della nostra specie?”

L’umanità può salvarsi dal riscaldamento climatico? Secondo Mancuso sì.

Però bisogna invertire la rotta. E il primo passo è piantare nuovi alberi. Fermarsi e ripartire. Dalle piante, le grandi creatrici della vita.

image_pdfVersione stampabile