di Ilaria Pullè in arte Billy Polly
‘Basta! Non riesco più a vedervi quando vi guardo…’.
E Picasso, profferite queste parole all’indirizzo di Gertrude Stein, ne cancella addirittura l’immagine, su cui tornerà nei mesi seguenti per terminare quel ritrattosofferto e consegnarlo alla padrona di casa di Rue de Fleurus 27. Un luogo, la casa di Gertrude, pressoché conosciuto a tutti gli intellettuali gravitanti intorno alla Parigi dell’epoca, compresi gli artisti non sempre sulla cresta dell’onda. Anzi. Talvolta squattrinati, o addirittura imbucati, come sottolinea lo storico dell’arte Carlo Vanoni in occasione di uno dei tanti ricordi della mitica mecenate.
Pare infatti che Picasso e Matisse, allora davvero giovani e alle prime armi – sembra effettivamente difficile immaginarli così, ma può essere d’aiuto ricordare come, in occasione del furto della Gioconda, i primi sospettati furono proprio Picasso e Apollinaire, a conferma di un’immagine decisamente diversa da quella dominante l’immaginario odierno, giustamente costruito in un lungo percorso di impegno, sacrifici e intemperanze – si muovessero, quand’anche non esattamente invitati, in quel fantastico movimento caratterizzato da un clima decisamente sui generis, alimentato dalla poliedrica, a tratti eccentrica, stratega della situazione.
Gertrude Stein: scrittrice, poetessa, e molto altro. E in quell’ ‘altro’ trovano posto tutti gli elementi in grado di definire e distinguere chi, come lei, costruisce e plasma una vita di arte senza compromessi.
Proveniente da una ricca famiglia americana di origine ebraica, grazie alle proprie disponibilità economiche, Gertrude ha la possibilità, all’inizio del Novecento, di recarsi nella Ville Lumière, che in quegli anni vive un periodo di straordinario fulgore artistico alimentato dal fuoco della cosiddetta generazione perduta.
Sarà lo stesso Hemingway, tra gli altri e tutt’altro che tenero, a narrare la storia di una presenza dominante in ogni racconto dell’epoca, dato che Gertrude Stein finisce per figurare il reale astro attorno al quale ruota la totale attività intellettuale di quella città tanto poliedrica quanto adatta a lei.
Che a Parigi incontra Alice Toklas e se ne innamora, ricambiata da colei che per Gertrude diventerà molto ma non tutto. Poiché anche se Alice si identificherà presto in un infaticabile factotum, da segretaria a confidente a musa ispiratrice – Gertrude, a scanso di equivoci, intitolerà Autobiografia di Alice B. Toklas, quella che sarà in realtà la sua autobiografia, omaggiando la compagna attraverso un’intrigante elaborazione narrativa che unisce la narrazione di due esistenze indissolubilmente intrecciate. Collezionerà una lunga serie di tradimenti, e forse anche un posto di second’ordine rispetto al vero must di vita della Stein: l’arte. Babette, così aveva soprannominato Alice, Gertrude, era interprete di un altro ruolo.
Quell’arte corteggiata, ammirata e amata, che la porterà, con la collaborazione del fratello Leo, a mettere insieme una delle prime collezioni di arte cubista della storia, ospitando artisti ed acquistandone le opere.
E la loro casa diviene una sorta di quartier generale d’avanguardia. Un posto in cui è possibile incontrare Isadora Duncan e John Steinbeck, Francis Scott Fitzgerald e Thomas Stearns Eliot, ma saranno i già citati imbucati della prima ora, Picasso e Matisse, insieme a George Braque, a conquistare quell’ambiente di erasmiana follia e creativa anarchia.
E Picasso, pur nell’indiscussa riconoscenza, si ‘vendica’ artisticamente di quella donna alla quale deve davvero tanto – talmente appassionata del suo lavoro da desiderare quel ritratto per poi possederlo fino alla morte. Come Les desmoiselles d’Avignon, da parte dello stesso Picasso. Come la Gioconda di Leonardo. Insieme, fino alla morte. – ritraendola come la vede: iconica, volitiva, severa. Un ritratto che gli procurerà non poche critiche, da parte di chi lo trova poco o affatto somigliante, e invece la diretta interessata apprezzerà moltissimo, consapevole di come quella immagine corrisponda alla visione lungimirante del vero artista. Colui che realizza non ciò che è, ma guardando avanti riesce a vedere oltre…
‘È Gertrude Stein?’
‘Sì’
‘Non le rassomiglia’
‘Non importa: è lei che finirà per assomigliargli’.