Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco

da angela majoli PER FAVORE LE IMMAGINI DELLA 'MOSTRA DI RUBENS A PALAZZO REALE A MILANO' Per la rete, il browser allegati e il CMS con didascalia completa La scoperta di Erittonio fanciullo 1615 - 1616 Olio su Tela 243,5 x 345,5 cm. Vienna, Palazzo Liechtenstein - The Princely Collections

di Daniela Annaro

E’ il barocco la stagione artistica che preferite, con la pittura energica e luminosa, con rotondità  che non  temono di  mostrare la  cellulite ? Ebbene, allora non perdete  “Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco”,Palazzo Reale  a Milano dal  26 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017.

E’ la prima grande rassegna che il nostro Paese  dedica al grande fiammingo, annunciata già a dicembre dopo il grande successo dell’esposizione della bellissima “Adorazione” a dicembre dell’anno scorso a Palazzo Marino.

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Adorazione dei pastori

Ci saranno settantacinque opere che spiegheranno la straordinaria “furia del pennello” ( definizione dello storico Giovanni Pietro Bellori) di Rubens che tanto influenzò  artisti italiani, divenuti anch’essi protagonisti del Barocco, come  Gianlorenzo  Bernini, Pietro da Cortona, Giovanni Lanfranco e Luca Giordano.

Ma  è lui il protagonista assoluto, Rubens artista gentiluomo, ambasciatore di pace delle più importanti corti d’Europa, uomo coltissimo, grande collezionista ante litteram, di bell’aspetto e di ottimo carattere.

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Ritratto di Giovanni Carlo Doria a cavallo 1606

Pietro Paolo, nato nel 1577 da madre cattolica e da padre calvinista, proviene da una  agiata famiglia originaria di Anversa, nelle Fiandre. Alla pittura arriva tardi, dopo aver compiuto studi classici, perché destinato perché destinato alla carriera diplomatica. E’ il 1591 quando impugna matite e pennelli e nel 1600, il 9 maggio, parte per l’Italia deciso a studiare sul posto  i grandi maestri dell’arte “antichi e moderni”.

“Per Rubens era una scelta ovvia: l’Italia, in quel tempo, era considerata la madre delle arti” spiega Didier Bodart , tra più noti studiosi del fiammingo. Va a Venezia, poi a Mantova alla corte del marchese Vincenzo Gonzaga, Firenze, Roma…e studia i maestri nostrani della pittura, da Tiziano a Michelangelo passando per Caravaggio. Insomma un meraviglioso “curriculum”.

Soprattutto perché, con grande umiltà e con genio, ha subito trarre da quegli studi una sua cifra, ha saputo far tesoro della tradizione fiamminga e cogliere la grandezza  e il valore della pittura italiana.

 

 

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