Tra Buio e Luce. Concorso letterario PREMIO SLANCIO EDIZIONE 2022 promosso dal magazine Scriveresistere – www.scriveresistere.it – la rivista scritta con gli occhi da persone con SLA.
Primo classificato: Shu Ling; di ROSARIO VITALE
I grandi non ci credono, ma io mi ricordo di quando ero un sogno.
Quando ero un sogno ero un maschietto.
Un bel maschietto, sano, robusto, e molto intelligente. Papà lavorava nella montagna, faceva dei buchi lunghissimi, per inseguire le pietre speciali da mandare in città. Mamma pescava le rane, che poi vendeva all’incrocio della strada grande; se non le vendeva tutte se le mangiava coi nonni la sera. Quando ero un sogno ero un maschietto perché i maschi possono lavorare nella montagna, non devono per forza piantare il riso o pescare le rane; quando lavori nella montagna ti danno i soldi e il lavoro è bruttissimo e non torni a casa tutte le sere, però poi ti restano un po’ di soldi. Quando ero un sogno mamma conservava tutti i soldi perché, anche se ero un maschietto, da grande non dovevo nemmeno lavorare nella montagna, perché lei, coi soldi, mi mandava a scuola in città e da grande facevo il maestro di calligrafia e avevo una casetta in città e mamma e papà quando erano vecchi venivano in città da me. Io, quando ero un sogno, ero un maschietto felice, perché mamma mi voleva bene, e pure papà, anche se non tornava a casa tutte le sere.
Quando papà veniva io sentivo la sua voce, quella di mamma invece la sentivo sempre e mi cantava le canzoncine. Mamma è andata tutti i giorni a pescare le rane, anche quando io ero grande e pesante nella sua pancia, e mi sentivo cullato dal suo respiro; ogni giorno pescava e cantava per me, però un giorno non ci è andata. E non ha nemmeno cantato. Quel giorno papà doveva venire a casa ma non è venuto. Allora nonno Xiongè andato alla montagna e quando è tornato ha detto che la montagna aveva ingoiato tante persone. Pure papà. Mamma non cantava più e piangeva sempre, il nonno diceva che forse la montagna sputava fuori le persone ma mamma piangeva sempre, il nonno diceva che era venuta tanta gente dalla città, pure i soldati, per fare sputare le persone alla montagna, però mamma piangeva sempre. Poi mamma voleva cantarmi ancora le canzoncine, perché mi voleva bene, e allora cantava e piangeva insieme. Poi io volevo nascere, perché mamma piangeva e io volevo piangere con lei, e sono nata.
Perché quando sono nata e non ero più un sogno, ero una femminuccia.
Nonno Xiong dice che mamma mi voleva bene tantissimo, anche se non ero un maschietto, però piangeva sempre e piangevo anche io; quando dico che mi ricordo che mamma mi voleva bene il nonno piange e ride insieme e mi abbraccia forte. Poi mamma era diventata tutta bianca e non aveva neanche la forza per piangere e tenermi tra le braccia e stavo nel letto vicino a lei e dietro a me c’era un cuscino per non farmi cadere. La signora che fa nascere i bambini diceva che mamma aveva bisogno di sangue e allora il nonno ha telefonato all’ospedale della città, ma il sangue era poco perché l’avevano mandato sulla montagna, perché forse faceva uscire le persone anche se erano dentro da tanti giorni. Allora hanno detto che venivano a prendere mamma e la portavano in un altro ospedale. Quando sono venuti mamma non respirava più, perché era morta, il nonno dice che ora cavalca il drago con i nostri antenati nel cielo e che qualche volta scende per vedermi e che quando mi vengono i brividi è perché mamma mi accarezza con la coda del drago. Tante persone che erano state mangiate dalla montagna non sono tornate più, anche loro ora cavalcano il drago, ma papà è stato tirato fuori che era ancora vivo, anche se sembrava morto. E gli hanno dato l’acqua e anche il sangue. Forse lo stesso sangue che non hanno potuto dare a mamma.
Papà dice che non si ricorda di quando è uscito dalla montagna, si ricorda solo che quando stava dentro non si poteva muovere e che non poteva mangiare e non poteva bere, dice che leccava la roccia vicino alla sua faccia, perché era sempre un poco bagnata. Poi dice che non si ricorda più niente, si ricorda che ha visto la luce e stava nell’ospedale e si credeva che era morto, poi gli hanno detto che non era morto e lui era contento e voleva tornare a casa e poi gli hanno detto che doveva aspettare perché non poteva ancora camminare, allora ha detto che voleva vedere mamma e che se, per favore, qualcuno poteva aiutarla ad andare da lui, allora gli hanno detto che non potevano, perché mamma era morta.
Poi papà dice che allora era meglio che moriva anche lui, però il nonno gli ha detto che mamma gli aveva lasciato il suo sogno, anche se ero una femminuccia, però ero bellissima e papà dice che ha pianto tantissimo e allora non voleva morire più, perché aveva il sogno di mamma, che era anche il suo sogno, che ero io.
I signori della montagna poi hanno chiesto a papà se voleva un regalo, perché volevano fare un regalo a tutti quelli che erano stati ingoiati dalla montagna, a quelli che erano usciti vivi e anche alle famiglie di quelli che erano usciti morti e anche alle famiglie di quelli che non erano usciti più. Papà ha chiesto il regalo di andare a lavorare nel magazzino in città perché così io potevo andare a scuola e pure dopo alla scuola dei grandi, perché io ero il sogno di mamma e lei voleva che io diventavo maestro di calligrafia, anzi maestra, perché ha detto papà che posso fare lo stesso la maestra, anche se sono femmina, e i signori della montagna hanno detto che va bene, poteva andare a lavorare in città e allora ci siamo andati tutti, anche i nonni, perché nonna Huan ha detto che mi deve aiutare a diventare grande e che tutte le notti si sogna la mamma e le chiede se è contenta di come cresco e lei dice sempre di sì e se qualche volta le dice di fare qualcosa poi lei la fa. La cosa che mamma dice tante volte è di cantarmi le canzoncine. Anche papà sogna sempre la mamma e lei dice che la nonna è brava e che è contenta che noi stiamo bene e che io diventerò una bravissima maestra di calligrafia.
Io ora ho cinque anni e so leggere e scrivere tante parole, però ho detto a papà che non voglio fare la maestra di calligrafia, voglio andare a scuola di medicina perché da grande voglio lavorare nell’ospedale per dare il sangue a chi ne ha bisogno. Papà ha detto che chiederà a mamma, la prossima volta che se la sogna, però è sicuro che lei sarà contenta e che mi farà andare a scuola di medicina.
Io voglio tanto bene a papà, quando glielo dico lui mi dice che me ne vuole bene di più lui, io dico di no, di più io a lui, allora non dice più niente, mi prende in braccio e mi bacia.
Io andavo sempre alla finestra, guardavo il cielo per vedere se passava il drago, e se c’era mamma che lo cavalcava, ma non lo vedevo mai; nonna Huan mi ha detto che il drago è fatto di luce, di una luce dello stesso colore di quella del cielo, perciò non lo posso vedere, io allora ho detto che potevo vederlo quando passava davanti a una nuvola, ma nonna Huan ha detto che non passa mai davanti, passa sempre dietro alle nuvole, è inutile che guardo il cielo, tanto non lo vedo mai. Io ho detto va bene, però ogni tanto vado ancora a guardare il cielo.
I grandi non ci credono, ma io mi ricordo di quando ero un sogno ed ero un maschietto e mi ricordo le canzoncine e il respiro di mamma.