Il primo satellite artificiale entra in orbita

sputnik_asmdi Alessandro Porto

È il 4 ottobre 1957. Il mondo è stretto nel gelido abbraccio della guerra fredda. Stati Uniti e Unione Sovietica si contendono il titolo di prima potenza mondiale. Non è solamente una contesa di supremazia, ma uno scontro di civiltà: in palio vi è il dominio ideologico del mondo, diviso tra comunismo e capitalismo. Ma la guerra silenziosa non si combatte solamente con la tensione, le minacce, la gara a chi può far saltare in aria più facilmente la Terra. Il conflitto si combatte anche con la corsa verso il progresso, da entrambe le parti. Il mondo si avvia con estrema rapidità verso quella che è la realtà contemporanea, fatta di scienza e tecnologia.

USA e URSS alzano lo sguardo verso il cielo e trovano nello Spazio il terreno di combattimento perfetto per mostrare le proprie capacità. Per quella che è la cultura occidentale sono gli States i vincitori della corsa allo spazio, vittoria sancita dallo sbarco sulla Luna, tuttavia fu proprio la fazione opposta a cominciare quella staffetta che portò poi all’allunaggio.

Il 4 ottobre del 1957, lo Sputnik 1 decolla dal cosmodromo di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, e diviene il primo satellite artificiale in orbita intorno alla Terra, della storia. Mandare in orbita un satellite è un’impresa relativamente semplice oramai, ma al tempo l’evento fu di enorme impatto mediatico nel mondo intero.

A seguire vi fu, sempre da parte del blocco sovietico, l’invio del primo mammifero nello spazio, la cagnolina Laika, e del primo uomo, Jurij Gagarin. A queste conquiste si accodarono gli USA, con il celebre sbarco, celebrato dalla frase: “un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”.

Il primo grande passo fu però in effetti compiuto in questo giorno, proprio dal satellite sovietico, che “nel suo piccolo” diede il via alla ricerca tecnologica che oggi, nel 2016, ci permette di approdare sulle comete, mandare Rover su Marte e fotografare la superficie di Plutone. Non vorrei tanto discutere su chi abbia effettivamente vinto la conquista del cielo, ma portare all’attenzione i grandi progressi conseguiti dalle due superpotenze, ognuno sulla scia dell’altra e dell’importanza che questo periodo di tensione e rivalità ha avuto nello sviluppo scientifico. Se non fosse stato per la guerra fredda, se non fossimo stati spronati a dare il massimo e sempre di più, forse non avremmo raggiunto questi grandi risultati in breve tempo.

Ogni periodo storico, ogni situazione di difficoltà, ogni problema, è sempre terreno fertile per grandi conquiste.

 

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