Proiettati verso un Nuovo Umanesimo

nuovo-umanesimoIeri sera a Seveso, presso il Centro Pastorale, si è svolto un dibattito intitolato Un nuovo umanesimo: primi passi di vita buona. L’incontro, aperto a tutti , ha preso spunto da un discorso tenuto l’anno scorso dal nostro Arcivescovo Angelo Scola, in occasione della festa di Sant’Ambrogio, in cui egli spronava i fedeli all’apertura, percorrendo “vie per andare incontro all’uomo nel campo che è il mondo”.

garascia2La discussione, moderata da Fabrizio Annaro, direttore del nostro giornale, è stata aperta da Monsignor Patrizio Garascia, Vicario Episcopale di zona, che ha spiegato che lo scopo dell’incontro era quello di voler riprendere il discorso dell’Arcivescovo per non correre il rischio di lasciar scivolare via ciò che ascoltiamo; l’approfondimento è utile, ha detto, “per acquisire il pensiero di Cristo, che ci aiuta a guardare tutto con gli occhi della fede”.

Monsignor Luca Bressan, teologo responsabile della cultura della Diocesi di Milano, ha aperto il suo intervento precisando che il bisogno di un Nuovo Umanesimo non sottintende un giudizio sul passato, ma auspica la ricerca di una centralità dell’uomo, guidato dalla fede cristiana, che sia adatta alla situazione sociale attuale.

bressan2“C’è bisogno di un nuovo Umanesimo perchè davanti ai cambiamenti sociali non sappiamo più trovare le parole”, ha spiegato Monsignor Bressan; i temi sui quali lavorare sono tanti, come ha indicato l’Arcivescovo Scola, bisogna riflettere sulla cultura, sulla tradizione, sul modo in cui ci prendiamo cura degli altri, ha sottolineato, inoltre, come i luoghi di cura possano essere ritenuti una fondamentale scuola di Umanesimo.

Al termine del suo approfondimento c’è stata la testimonianza di Roberto Mauri, direttore della cooperativa La Meridiana e responsabile del Progetto SLAncio, che ha raccontato la propria esperienza, cominciata a metà degli anni Settanta seguendo un gruppo di adolescenti nella sua parrocchia di appartenenza (quella di san Biagio di Monza), in seguito, con altri volontari, ha prestato aiuto per le necessità quotidiane ad un gruppo di persone anziane, per arrivare poi, dopo qualche anno, a fondare un centro diurno integrato per anziani che è stato il primo in Italia nel suo genere. Oggi, a quarant’anni da allora, Mauri ha creato un centro che  si prende cura dei malati di SLA e delle persone rimaste in stato neurovegetativo in seguito al coma.

mauri“Credo in una logica che non è solo quella di erogare solo servizi, ma dobbiamo porre attenzione al vero senso della vita”, ha detto Mauri, spiegando che gli ammalati e gli anziani si pongono domande sul perché della propria condizione, e gli operatori e i volontari che li affiancano devono sostenerli psicologicamente, pur essendo, come è ovvio, impotenti nel poter fornire risposte sul senso della vita e del dolore.

Numerosi sono stati gli interventi da parte del pubblico in sala, che hanno offerto motivo di ulteriori approfondimenti, evidenziando la necessità che noi fedeli sentiamo sia di confermare che di  rinnovare la nostra missione di Cristiani, andando incontro ad un nuovo Umanesimo che possa vederci tutti protagonisti.

Valeria Savio

 

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