Stupisce che una banca, in tempi in cui l’assioma del massimo profitto la fa da padrona, si riprometta di reinvestire una parte importante dei propri utili in favore del territorio, del proprio patrimonio e in progetti che desiderano arginare il disagio sociale. E’ il caso della BCC Valle del Lambro di Triuggio, una “piccola”, ma solida banca con 15 filiali, 96 dipendenti, 2 milioni e mezzo di utili, una raccolta che supera i 600 milioni e un patrimonio che raggiunge i 60 milioni di euro. Un esempio virtuoso perché, come afferma il suo Presidente Silvano Camagni, la BCC di Triuggio ‹‹insiste nell’obiettivo di coniugare la tradizione cooperativa e mutualistica alle esigenze di sostenibilità e di bilancio della stessa banca››.
La BCC di Triuggio inizia la sua storia nel 1954, grazie all`iniziativa di alcuni soci volontari, fra cui il futuro presidente Carlo Tremolada. Incoraggiati dal parroco di allora, don Pietro Meroni, i soci volontari, ottenuta l’autorizzazione della Banca d’Italia, costituirono la Cassa Rurale ed Artigiana di Triuggio, il primo sportello in grado di offrire servizi bancari nel comune.
Una banca nata per servire il territorio, uno stile ancora attuale benché rinnovato, come afferma il direttore generale Pier Angelo Moscatelli: ‹‹ ci impegniamo a seguire le imprese e i nostri clienti con la massima attenzione sia rispetto alle relazioni sia riguardo alle esigenze della clientela. Il focus della banca è rivolto al progetto imprenditoriale e al suo grado di sostenibilità economica. Non ci limitiamo ad erogare credito, ma siamo impegnati ad accompagnare le imprese e gli imprenditori lungo il cammino nel quale si articola il progetto. Lo facciamo nel pieno rispetto della reciproca autonomia.››
Segnali di ripresa
Crescono i mutui concessi alla famiglie, cresce il credito alle imprese. Da luglio a settembre i numeri segnalano un incremento significativo e rispetto all’anno precedente mostrano un trend in forte crescita. Ma affermare che la crisi è alle spalle è ancora prematuro. ‹‹I dati confermano un’inversione di tendenza – commenta Camagni – ma occorre prudenza. Siamo moderatamente ottimisti perché una buona parte di questo nuovo credito finanzia gli investimenti delle imprese. Abbiamo scelto progetti sorretti da analisi e strategie rigorose invitando gli imprenditori a partecipare anche con capitale proprio. ››
La riforma delle BCC
Da gennaio ad oggi, cioè da quando è iniziata la discussione sulla riforma delle BCC, molto è cambiato. Il Credito Cooperativo occupa nel panorama economico italiano un ruolo decisamente importante: le BCC finanziano il 20% delle piccole imprese, rappresentano circa il 9% del mercato bancario italiano, mentre all’estero coprono solo l’1%.
I primi testi della riforma avevano suscitato parecchie critiche e molte perplessità. ‹‹Oggi ci sentiamo più tranquilli – dichiara il presidente Camagni – perché i rischi di assimilare il credito cooperativo al credito bancario e di indebolire il ruolo della banca nel territorio, si sono attenuati. Sono state recepite, infatti, alcune istanze che Federcasse, a nome di molte BCC, hanno formulato in questi mesi. In sostanza la riforma – prosegue Camagni – mantiene la centralità del socio e dello spirito mutualistico e non mette in discussione l’autonomia della banca come, invece, indicato nelle prime proposte di riforma››.
La riforma prevede che creazione di un Gruppo con sottoscrizione, da parte delle singole BCC, di un contratto di coesione, la designazione di una banca capogruppo con compiti di direzione e coordinamento. Un approccio che rafforza la solidarietà del sistema bancario. Le BCC, quindi, avranno come riferimento una capogruppo senza però cedere in “sovranità” ed autonomia.
Gli indirizzi strategici e le modalità operative saranno competenza delle singole BCC, ma dovranno essere concordate e monitorate dalla Capogruppo la quale dovrà svolgere una funzione di sostegno, incoraggiare la capacità di generare reddito della singola BCC, garantire la stabilità, la liquidità e la conformità alle nuove regole dell’Unione Bancaria. Potranno intervenire capitali esterni, sino ad un massimo del 49%. Una soglia che dovrebbe garantire l’identità mutualistica delle BCC.
Spirito cooperativo che rappresenta per le BCC un punto di forza, come si è dimostrato durante la crisi finanziaria di questi anni. La circostanza che gli utili, in coerenza allo spirito mutualistico e di solidarietà, sono destinati al patrimonio, al territorio, a progetti sociali e culturali ha impedito che la banca cedesse al teorema del massimo dividendo e del rally borsistico. ‹‹Nei tempi della crisi – ha concluso Camagni – in cui gli impieghi nel mondo dell’impresa sono stati complessi e difficili, abbiamo preferito investire in Titoli di Stato piuttosto che dedicarci allo sport più gettonato ovvero quello della “maledetta finanza”, cioè della speculazione. Una scelta dettata dalla prudenza e dall’attesa di tempi migliori e, se i dati confermeranno il trend di crescita, i tempi migliori appaiono già all’orizzonte ››.
L’impegno sociale e culturale
Fra le numerose iniziative e i progetti sociali e culturali che la BCC di Triuggio sostiene, ricordiamo anche il l’adesione al docufilm “Tempo libero”, il documentario prodotto dal nostro giornale e girato nella Casa Circondariale di Monza. “Tempo Libero” è stato recentemente proiettato presso la sede della BCC di Triuggio alla presenza del direttore del carcere, Maria Pitaniello e del Presidente BCC VdL Silvano Camagni.
Le prossime iniziative culturali sostenute dalla BCC di Triuggio, sono state illustrate da Roberto Caspani, responsabile Relazioni Esterne, e interesseranno alcuni paesi limitrofi di Triuggio e della Brianza.
Fabrizio Annaro