di Francesca Radaelli
È stato uno degli episodi più dolorosi della storia di Monza. Il disastro ferroviario avvenuto la mattina del 5 gennaio 1960 è ricordato ancora oggi come una vera e propria tragedia per la città.
Poco prima delle 8, il treno 341, proveniente da Sondrio e diretto a Milano, deraglia dai binari all’altezza del sottopasso, allora in costruzione, di viale Libertà. Si contano 17 morti e 124 feriti. Il disastro è causato dalla forte nebbia presente quel giorno, ma anche da un errore umano. A causa dei lavori in corso per la costruzione del sottopasso il tratto avrebbe dovuto essere percorso alla velocità massima di 10 km all’ora. Invece, forse a causa della scarsa visibilità, il treno transita a 90 km orari.
Uscito dai binari, il convoglio sfonda il muro di cinta delle lanerie BBB. Alcuni vagoni si fermano negli spazi del capannone e del deposito macchine e biciclette della laneria (fortunatamente deserti in quel momento), altri precipitano nel sottopassaggio in costruzione. Le cronache del tempo raccontano di scene raccapriccianti sul luogo dell’incidente, ma anche dell’attivazione immediata della macchina dei soccorsi. Inizialmente sono i passeggeri che cercano di aiutarsi a vicenda, quindi intervengono i lavoratori del lanificio, i vigili urbani, i sacerdoti della parrocchia di San Gerardo situata lì vicino. Poi arrivano i mezzi di soccorso veri e propri. In ospedale vengono allestite sale operatorie d’urgenza. I soccorritori sono oltre 300 e tra loro ci sono anche diversi medici che prestano aiuto a titolo volontario.
Gli episodi di solidarietà
Forse è proprio questo aspetto della tragedia che vale la pena di ricordare e recuperare oggi. La mobilitazione volontaria dei cittadini monzesi, di quelli dei comuni vicini, ma anche di tutto il territorio italiano. Al di là del dolore, della rabbia verso i responsabili, delle storie strazianti delle vittime, dalle pagine dei giornali locali dell’epoca emergono tantissimi episodi di solidarietà, piccoli e grandi.
Una raccolta fondi a favore delle famiglie delle vittime viene avviata dalla Prefettura di Milano, ma si attivano anche i Comuni di Milano e di Monza, la Provincia di Milano, l’Associazione Industriali e l’Unione Commercianti di Monza, la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde.
Non solo il Cardinale di Milano Montini, accorso immediatamente sul posto a dare conforto e preghiera, ma anche il papa decide di inviare il proprio sostegno.
In tutto si raccolgono circa 23 milioni di lire.
Attivissime inoltre le sezioni brianzole dell’AVIS che raccolgono complessivamente 53 litri di sangue per i feriti della tragedia. Del resto, dopo l’appello lanciato dall’associazione ai donatori della zona, anche gli 8mila donatori dell’AVIS di Bologna si dichiarano disposti a mobilitarsi per offrire il proprio aiuto.
A dimostrare il coinvolgimento emotivo di tutta l’Italia nella tragedia ci sono anche le letterine giunte dai bambini di diversi comuni del territorio nazionale. Commovente l’iniziativa, raccontata sulle pagine de Il Cittadino, di una bambina di 10 anni di Conselve, che ha portato a Monza una letterina “scritta in bella calligrafia sulla quale erano appuntate 500 lire” destinate agli orfani della tragedia. Questo il testo della lettera inviata al sindaco di Monza, come riportato dal quotidiano: “Egr. sig. Sindaco, le mando i miei pochi risparmi per gli orfani del disastro ferroviario e una letterina che vorrà gentilmente dare agli infelici bambini. Se orfani non ve ne sono, metta la mia piccola offerta vicino alle altre.” Un’altra lettera conservata negli archivi proviene da una bambina di Cassino, che racconta di aver visto le immagini del disastro ferroviario in televisione e di aver provato ‘un forte dispiacere’.
Una tragedia monzese ma anche italiana
I passeggeri abituali del treno erano cittadini della Brianza che si spostavano a Milano per lavoro o per studio: le cronache ricostruiscono la presenza di “artigiani e operai, impiegati, piccoli industriali, commesse, stiratrici, talora qualche studentessa. Si conoscono tutti, e tutti si salutano, c’è sempre aria da riunione di famiglia negli scompartimenti di prima e di seconda classe”.
Quella del ‘diretto della morte’ fu senza dubbio una delle più grandi tragedie vissuta dal territorio di Monza e della Brianza. Ma tutta l’Italia, da pochi giorni entrata negli anni 60, si sentì partecipe di questa tragedia.
Il treno di lavoratori e pendolari diretto a Milano e deragliato a Monza all’alba del nuovo decennio, non poteva forse essere ignorato dai passeggeri di un altro treno. Quel treno su cui stavano tutti gli italiani, diretto a gran velocità verso il boom economico e i ‘favolosi 60’…