di Francesca Radaelli
La cooperazione scende in piazza… virtualmente per ora! #PENSACOOPERATIVO
“Pensare cooperativo” è stato il filo conduttore dell’evento che ha visto protagonisti studentesse e studenti. Iniziativa promossa dal Comitato di Monza e Brianza di Confcooperative Milano e dei Navigli.
Io con gli altri, io e gli altri, io per gli altri. Parole che riassumono quel ‘pensare cooperativo’ che è stato il filo conduttore dell’evento organizzato lo scorso 25 novembre dal Comitato di Monza e Brianza di Confcooperative Milano e dei Navigli. Anche quest’anno non si è potuti scendere in piazza, ma attraverso il web si è sentita ugualmente tutta la forza, la freschezza e l’autenticità delle parole, dei discorsi e delle idee dell’ iniziativa “La Cooperazione scende in piazza”.
Merito soprattutto degli interventi dei giovani ambasciatori della cooperazione, studenti e studentesse di istituti scolastici monzesi che hanno intrapreso un percorso di Educazione Cooperativa, promosso dalle Cooperative Betania e LaFucina, avvicinandosi a un modo di pensare in cui il ‘noi’ conta più dell’ ‘io’. #Pensacooperativo è stato il filo conduttore dell’evento.
Alcuni di questi giovani studenti sono stati chiamati a confrontarsi sui valori del pensiero cooperativo in relazione alla loro esperienza personale, nel corso dei tre talk moderati da Simone Matrisciano, coach e formatore della Cooperativa LaFucina.
Io con gli altri
La parola ‘fiducia’ è alla base della filosofia della cooperazione, incentrata sul lavorare ‘con’ gli altri. Ma cosa vuol dire in concreto? Se ne è discusso con passione nel primo talk.
“La fiducia è qualcosa che ci apre agli altri, ci permette di abbracciare una dimensione più ampia”, spiega Francesca Rossini, Consigliera nazionale della Federazione Cultura Turismo e Sport. “Per chi lavora nella cooperazione fidarsi degli altri, dei propri soci, è un atto quotidiano. Condividiamo non solo il rischio di impresa, ma una visione”.
E per chi su questo mondo si è appena affacciato?
Per Matteo Malinconi, che studia all’Istituto Olivetti, “la fiducia negli altri non è possibile senza la fiducia in sé stessi”. E fiducia in sé stessi significa anche avere passione e determinazione, “avere un fuoco dentro”, per usare le parole di Matteo. Secondo Anna Adamo, invece, che studia Scienze Umane all’Istituto Carlo Porta e ha il sogno di diventare insegnante, la fiducia è “come un seme di cui bisogna prendersi cura, che bisogna coltivare e far crescere”, e può nascere dall’essere consapevoli di sé stessi.
Il sogno di Anna è di riuscire, attraverso l’insegnamento, a trasmettere le proprie passioni. Ma pensando al futuro né lei né Matteo dichiarano di voler diventare ‘come’ qualcuno. E questo è un aspetto che colpisce, nei discorsi di tutti i ragazzi che prendono la parola: l’assenza di fonti di ispirazione ben individuate, di ‘miti’ assoluti a cui voler assomigliare a tutti i costi. La consapevolezza che ognuno è chiamato a costruirsi il suo percorso, singolare, unico e diverso da quello di tutti gli altri.
E quando si chiede loro se non abbiano paura di fallire, i giovani ambasciatori della cooperazione rispondono, come Matteo, che “il fallimento può essere l’inizio del successo, dev’essere la benzina sul fuoco, non l’acqua che lo spegne” . Oppure rispondono con la saggezza di Anna, che ricorda che “il fallimento è inevitabile: essendo esseri imperfetti, tutti sbagliamo”. L’importante per questi ragazzi è riuscire a rialzarsi, imparare dagli errori.
Io e gli altri
“Io e gli altri” è il titolo del secondo talk, a cui partecipa un’ospite d’eccezione: la campionessa paralimpica Arjola Trimi. “La chiave per superare anche gli ostacoli maggiori è l’autenticità”, dice Arjola ai ragazzi. “Non bisogna aver paura di deludere le aspettative degli altri ma le proprie aspettative!”. Senza dimenticare però che gli altri sono una risorsa preziosissima, come del resto insegna l’esperienza stessa di Arjola: una ragazza con un grandissimo talento nel nuoto, ma che senza l’aiuto delle persone intorno a lei non avrebbe potuto allenarsi e ottenere i grandi risultati che ha raggiunto.
“Ho capito che la disabilità, la diversità non è qualcosa di negativo, ma un valore, da spendere anche in futuro. Oggi posso dire che io sono i limiti che ho superato. A quella bambina che a 12 anni si è vista crollare il mondo addosso con la scoperta della malattia, vorrei dire questo: che i suoi limiti saranno i suoi futuri punti di forza”.
Alla domanda sul proprio potenziale, sui talenti su cui focalizzarsi per raggiungere i propri obiettivi, anche le risposte dei ragazzi non sono da meno.
Sara Sortino dell’Istituto Olivetti, per esempio, individua il proprio punto di forza nella consapevolezza del proprio valore, del proprio coraggio, indipendentemente da ciò che pensano gli altri: “Alla bambina che ero direi di sognare sempre in grande, nella certezza che quei sogni potrò raggiungerli”.
Alex Nigro, sempre dell’Istituto Olivetti, afferma che “il mio punto di forza sono tutti gli ostacoli superati fino ad oggi, che ora vedo come opportunità di crescita. E la capacità di trovare le motivazioni per le mie scelte”.
Io per gli altri
La proiezione verso gli altri è il filo conduttore dell’ultimo talk. Elisa Rota, vicepresidente di Confcooperative di Milano e dei Navigli, facendo riferimento al proprio impegno personale, sottolinea l’importanza che nel suo percorso ha avuto il rapporto con le nuove generazioni, il rivolgersi ai giovani, il proiettarsi verso di loro.
E poi la parola passa proprio a loro, i giovani. Verso dove sono proiettati? Verso chi? A rispondere, questa volta, sono Brunella Santagata del liceo Porta e Silvia Rizzato dell’istituto Olivetti.
“Credo che per dare qualcosa agli altri si debba cominciare concentrandosi su di sé, comprendendo quali sono le proprie doti e le proprie motivazioni”, spiega Brunella. “Una delle mie doti è l’arte dell’ascolto e, coltivandola al meglio, sono convinta di poter fare la differenza, fino al punto di cambiare le cose”. Brunella vuole diventare avvocato, e vuole essere, dice, un avvocato “onesto”: “In una società in cui dominano menzogne, corruzione, prevaricazione, mi schiererò dalla parte di chi non ha speranza, non accetterò di sostenere una causa che non ritengo giusta. E, nel mio piccolo, spero di fare la differenza”.
Silvia, invece, sente come sua ‘missione’ la spinta a dar voce alle altre persone: “Nella mia infanzia mi sono sentita spesso lasciata ai margini, esclusa”, racconta. “E non voglio che questa sensazione sia percepita da altre persone. Per questo mi impegno a lottare contro tutte le discriminazioni, da quelle per l’orientamento sessuale a quelle per il colore della pelle. Mi piace pensare che le mie azioni possano cambiare il pensiero degli altri. E io stessa mi metto sempre in discussione”.
Parole ‘vere’ e una strada per il futuro
“Avere il fuoco dentro”, “fare la differenza” in un mondo pieno di corruzione, essere strumento di cambiamento, “trasformare gli ostacoli in motivazioni”.
Dalle parole dei giovani ambasciatori della cooperazione emergono delle idee ben chiare e una percezione tutt’altro che edulcorata della realtà – come sottolinea la stessa Elisa Rota in conclusione. Molti di loro raccontano di ostacoli più o meno grandi che si sono trovati ad affrontare. Ma raccontano anche di averli superati, o almeno di provarci. Non credono nei miti assoluti, non hanno punti di riferimento fissi, ma cercano la loro strada, confidando soprattutto in sé stessi. Come la campionessa Arjola Trimi, partono dalle proprie fragilità, per incontrare quelle degli altri. Soprattutto, questi ragazzi sembrano capaci di parlare direttamente ai cuori, e forse un po’ meglio degli adulti.
Alla fine è nell’autenticità forte e chiara delle loro parole che si concretizza il concetto di ‘pensiero cooperativo’. Un concetto rivoluzionario, attraverso cui forse si intravvede uno spiraglio per il futuro.
Oggi più che mai la dimensione del ‘noi’ diventa fondamentale per ripartire, come è stato sottolineato dai rappresentanti del mondo cooperativo, del mondo scolastico e delle istituzioni che hanno voluto portare i loro saluti in apertura dell’evento: Anna Biffi, presidentessa della Cooperativa Spazio Giovani; Massimiliano Longo, assessore alla Cultura del Comune di Monza; Pierfranco Maffè, assessore Istruzione del Comune di Monza; Luca Santambrogio, presidente della provincia di Monza e Brianza; Roberto Manna dell’Ufficio Scolastico di Monza; Guido Garlati, dirigente scolastico del Mosè Bianchi di Monza; Massimo Minelli, presidente Confcooperative Lombardia.
Nella speranza di poter tornare il prossimo anno a vedersi in piazza, come da tradizione, l’obiettivo dell’incontro – come sottolineato da Marco Meregalli, Coordinatore Confcooperative MB e organizzatore dell’iniziativa – era soprattutto quello di “restituire la testimonianza di giovani che hanno saputo appassionarsi al mondo cooperativo e accettare la sfida di un futuro da costruire insieme”.
Obiettivo raggiunto. Ancora una volta, tutti insieme.