Racconto di Natale

di Marco Riboldi

La notte stellata cominciava a stendere il buio sulla terra.

La fatica quotidiana terminata, il falegname stava tornando lentamente verso casa. Sognava già il piatto fumante, il calore del fuoco e dell’amore familiare, la pace della quotidianità.

Non sarebbe durato a lungo: quella sera doveva per forza continuare il lavoro nella sua stalla. Era la sua mania quella stalla, il suo progetto un po’ folle per dare alla sua famiglia quel poco di più che avrebbe garantito un briciolo di benessere.

Non era bravo come contadino e men che meno come allevatore, ma aveva due mani capaci di trarre qualsiasi cosa da un pezzo di legno. E allora gli era venuta l’idea: costruire una stalla, bella, grande, comoda per animali e uomini e poi darla a tempo a qualche pastore o contadino della zona che avesse bestie da ricoverare e necessità di un luogo adeguato.

Nessuno aveva mai avuto una idea del genere, ma già alcuni avevano mostrato interesse: un stalla più grande di quelle che si potesse tenere vicino alla propria casetta, un luogo dove tenere le bestie con più comodo e senza più doversi preoccupare troppo di riparazioni del recinto o del tetto.

Certo un cambio avrebbero dovuto dare qualcosa: un po’ di lana, del latte, magari ogni tanto un po’ di carne, una volta macellato un animale…ma insomma si poteva fare, con reciproco vantaggio.

Così era iniziata l’avventura del giovane falegname: un poco alla volta, la sera dopo il lavoro in bottega, la stalla stava prendendo forma. Già un piccolo locale era pronto, con un paio di bestie già ospitate, e qualche modesto guadagno era arrivato nella sua casetta.

Peccato non averci pensato prima: adesso il momento era favorevole, molta gente stava arrivando da ogni dove e gli affari nel paesino stavano andando benissimo.

La sua bottega negli ultimi giorni aveva ricevuto tante richieste di lavori: riparazioni, sostituzioni di parti di oggetti in legno guastatisi nei viaggi.

Ma anche un po’ più di spazio nella stalla sarebbe stato utile. Le persone meno scrupolose e più avide stavano accumulando soldi: ogni angolo dove si potesse ospitare qualcuno veniva venduto a varo prezzo.

Avrebbe facilmente ottenuto denaro anche facendo dormire gente nel campo e nella stalla, se avesse voluto, ma lui non se l’era sentita di approfittare così della necessità di altri.

Sentiva come un ritrosia inspiegabile e aveva detto no a più di una richiesta.
La cosa lo aveva anche fatto un po’ questionare con la giovane moglie e con la temibile suocera. “Per una volta che abbiamo l’occasione di guadagnare un po’, perché non approfittare?” era la domanda ricorrente. E a dire il vero non sapeva bene cosa rispondere.

Non se la sentiva, ecco, senza un motivo preciso: ma vai a spiegare alle due donne, concrete come tutte le madri di famiglia, il significato di una sensazione! E per fortuna che il suo lavoro e il progetto della stalla risultavano l’uno sufficiente ai bisogni familiari, l’altro un’incoraggiante speranza per il futuro. Sennò chissà quanti brontolii gli sarebbe toccato sentire!

Però, quella sera l’argomento non venne toccato e la parca cena passò tra le normali conversazioni di sempre: la vicende del paese, il lavoro svolto durante la giornata, qualche scherzo con i bambini, qualche sorriso tra i coniugi.

Messi a dormire i piccoli “Vado a sistemare un po’ la stalla” disse il giovane marito. “Non fare tardi, che è freddo questa notte”. “Stai tranquilla: come sempre, un’ora di lavoro e torno” e la promessa di un ritorno rapido fece fiorire un sorriso sul volto della giovane moglie: il freddo della notte sarebbe stato temperato dagli abbracci del marito e dalla gioia di essere vicini.

Così uscì, per compiere il breve tragitto che lo avrebbe portato alla stalla.

La notte era limpida anche più del solito e luna e stelle illuminavano in modo persino inusuale il paesaggio campestre.

Avvicinatosi alla stalla, vide un lume fioco: forse il contadino che aveva ricoverato i due animali al momento ospitati si era attardato per qualche incombenza.

Invece non era così: una coppia di sconosciuti era penetrata nella stalla, acconciandosi alla meglio sul pavimento coperto di paglia.

Prima che il giovane potesse parlare o protestare : “scusaci” disse l’uomo “ ma non abbiamo trovato altro posto in questa notte così fredda e mia moglie non poteva stare all’aperto”.

Uno sguardo e il giovane falegname capì: la giovane che si trovava davanti aveva un sorriso bello, ma un po’ stanco, e il motivo della stanchezza stava nella mangiatoia, avvolto da qualche pezza di lana, preparata con la cura che solo le mamme e le nonne possiedono.

Era un bimbo con tutta evidenza nato da pochissimo, che dormiva tranquillo, con la serenità e la sicurezza di un piccolo re.

Fu un attimo e mentre nel cielo esplodevano una luce e un suono mai visti e sentiti prima, mentre allarmati pastori accorrevano verso la stalla, il giovane falegname capì che per vie misteriose il suo proposito di costruire una stalla, la sua determinazione di non ospitarvi nessuno in quei confusi giorni dl censimento, la sua resistenza alle sollecitazioni della moglie e della suocera, tutto, insomma, forse addirittura l’intera sua vita, tendeva a questo momento, a questa coppia straniera, a questo bambino.

E pur senza capirlo bene, comprese che era cosa buona, e che forse le sue azioni avevano aiutato il volere divino.

E che quel bambino era davvero un re.

BUON NATALE A TUTTI: con l’augurio che sappiamo riconoscere il Re, quando ci capita di incontrarlo.

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