di Paola Biffi fotografie di Stefania Sangalli
“Siamo in prima linea”. Inizia così, dopo i consueti saluti istituzionali, il convegno “Ragazzi in Viaggio: protezione e inclusione sociale dei minori migranti soli”, organizzato dal Consorzio Comunità Brianza in collaborazione con il Comune di Monza, l’ANCI Lombardia, l’Istituto Psicoanalitico Ricerche Sociali di Roma, il CEM MB – Comunità Educative Minori Monza e Brianza, il CNCA Lombardia – Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienza Lombardo.
L’incontro si è svolto presso la Camera di Commercio di Monza, al cui tavolo si sono seduti alcuni dei principali esponenti delle istituzioni comunali, regionali e del ministero.
Una problematica quella dei minori stranieri che necessita, dice il presidente del Consorzio Comunità Brianza Mario Riva, dell’interesse di tutta la nostra società e di un progetto strutturato che non si rivolga solo all’emergenza ma a un sistema stabile di accoglienza e che abbia come ingrediente fondamentale un sostegno normativo, una legge capace di dare concretezza e metodo alle buone idee.
Al convegno ha partecipato al convegno l’On. Sandra Zampa, prima firmataria della legge “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”. Una legge che verrà presa come riferimento anche al Parlamento Europeo e il 25 settembre inizierà una discussione che coinvolgerà i nostri partner europei, simbolo di un’Italia che, per la prima volta, si fa promotrice di un pacchetto di misure per “sistematizzare un problema contemporaneo e futuro”.
La parlamentare nel suo intervento ha chiarito come il numero di MSNA che arrivano nel nostro territorio è cresciuto negli ultimi anni e continua ad aumentare, mentre diminuisce l’età dei ragazzi. La legge si basa sul principio di tutelare e garantire un sistema di accoglienza ai quei minori che sono costretti, per povertà, guerre o violenze, a lasciare la famiglia e la casa per cercare una speranza nuova in Italia.
Il percorso legislativo della nuova legge è partito nel 2013, accogliendo il voto favorevole di tutte le forze politiche dell’allora parlamento, fonda la sua base teorica sulla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e sulla Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, alle quali si intrecciano le norme nazionali che riguardano l’accoglienza dei migranti: dal 2008 è infatti sancito il divieto di espulsione dei minori, per cui tutti i minori hanno diritto a essere accolti, assistiti, curati e legalmente rappresentati.
Uno dei problemi principali su cui la legge in questione tenta di intervenire è la scomparsa, una volta arrivati in Italia, di molti dei ragazzi, che possono essere facilmente reclutati da organizzazioni criminali, e inseriti nel giro della prostituzione e del lavoro minorile.
Per questo la Legge 47 del 21 Aprile 2017 dice che i minori stranieri devono essere identificati subito all’arrivo in Italia, l’attribuzione dell’età deve avvenire ma con metodi non invasivi, quindi attraverso colloqui e indagini.
La prima accoglienza è poi il momento più critico, per questo dev’essere ben gestita e avere una durata di massimo 30 giorni, per evitare di creare un “limbo” in cui è facile per un giovane perdersi in ambienti poco sicuri.
La legge inoltre promuove la figura di un “tutore”, quindi di una figura che si prenda carico della complessità della situazione del minore e che lo accompagni nelle fasi dell’accoglienza; anche gli affidi familiari sono da promuovere attraverso una campagna di informazione per i comuni e le famiglie.
L’Onorevole Zampa ha ulteriormente sottolineato l’importanza di creare una rete di interventi sul territorio, un colloquio attivo tra le varie istituzioni grazie al quale l’accoglienza sia un impegno civile e sociale di tutti.
Proprio per questo motivo, sono intervenuti al convegno Cristina De Luca, rappresentante del Ministero dell’Interno e Giovanni di Dio, del Ministero del Lavoro, che hanno ulteriormente dato prova del fatto che la “razionalizzazione del lavoro di accoglienza”, come detto da Rosa, permette il rafforzamento dell’intero sistema. Anche Virginia Costa, responsabile dell’Area Welfare e Immigrazione ANCI ha ricordato come il sistema SPRAR ha l’obiettivo proprio di distribuire il carico di responsabilità delle amministrazioni comunali, predisponendo un Fondo nazionale per le politiche e i servizi d’asilo “per la costituzione di una rete di enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza di migranti”.
Tutti questi interventi, come più volte ricordato durante il convegno, hanno la funzione principale di trasformare una risposta emergenziale in una risposta sistematizzata, processuale, capace di trasformare l’accoglienza in integrazione.
È importante, quindi, che dalle parole si passi alla progettualità concreta. Proprio qui a Monza attraverso la messa in campo di un’idea progettuale innovativa, è stata presentata da Paola Ghisellini e Giovanni Vergani, rappresentanti del Consorzio Comunità Brianza e del Coordinamento Comunità Educative Minori Monza e Brianza, un’idea innovativa che è diventato progetto e che coinvolge diversi enti del privato sociale e delle istituzioni pubbliche. Un progetto che vede il sostegno della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza.
L’Idea è quella di immaginare un percorso, e quindi creare un sistema flessibile di co-progettazione dei vari enti del territorio, per dare una risposta coerente ai minori che “bussano la porta di una città e di una provincia”.
Il progetto prevede una struttura di prima accoglienza, “mirata alla conoscenza e all’orientamento del minore”, attraverso l’accompagnamento nello svolgimento delle prime pratiche burocratiche e la ricerca di un contatto con la famiglia d’origine; fondamentale è anche l’ascolto della storia del giovane per orientarlo verso una seconda accoglienza che sappia rispondere in maniera efficace ai suoi desideri e dare una risposta ai suoi bisogni reali.
Per la seconda accoglienza il progetto prevede infatti quattro diverse possibilità: le Comunità Educative per minori fino ai 15 anni, delle Comunità Dedicate per minori di 16 o 17 anni che manifestano un’evidente propensione all’autonomia, degli Alloggi educativi per l’autonomia e l’Accoglienza in famiglia: in questo modo, come sottolineato da Ghisellini, si crea un sistema integrato con il territorio, e soprattutto un ventaglio di possibilità che permettano ai giovani migranti di pensare concretamente al loro futuro.
L’ultima parte del convegno è stata poi dedicata a una tavola rotonda con un confronto fra i diversi rappresentanti di alcuni enti del territorio, da Cristina De Luca, dell’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche
Sociali di Roma e alla quale hanno preso parte L. Marelli del CNCA, R. Bracalenti dell’IPRS di Roma, G. Fioni ATS Monza e Brianza, D. Perla del Servizio Minori Comune di Monza, G. Biaggi della Cooperativa Nazareth di Cremona, L. Raffaini del Comune di Cremona, M. Zappa di Caritas Ambrosiana.
La Tavola Rotonda ha messo in luce la complessità del problema e al tempo stesso la necessità della collaborazione fra i diversi protagonisti dell’accompagnamento dei minori stranieri non accompagnati. Inoltre la necessità per un proficuo sistema di accoglienza di mettere in rete più progetti e più idee, il tutto in un ambiente di corresponsabilità e riconoscenza reciproca, per “valorizzare la disponibilità della comunità e garantire una tutela a 360 gradi per i minori”.
Ulteriori info su www.consorziocomunita.it