Reagan e Gorbaciov firmano il trattato di non proliferazione: vince il vecchio cowboy

Reagan_Gorbaciovdi Fabrizio Annaro

Ginevra, 19 novembre 1985: Reagan e Gorbaciov firmano la riduzione delle armi strategiche.

E’ la data storica che segna la ripresa del dialogo Usa-Urss suggellata dall’incontro fra Reagan e Gorbaciov, allora rispettivamente presidente degli Stati Uniti e capo della Russia comunista. L’incontro era stato programmato per poter siglare l’accordo di non proliferazione delle armi nucleari e bandire gli armamenti in grado colpire i missili provenienti dalle rispettive basi di attacco.

Infatti le famigerate star wars, inventate da Reagan, più che un sistema difensivo rappresentavano una grave minaccia alla pace, perché consentiva agli americani di colpire i russi e al tempo stesso difendersi dagli attacchi missilistici non convenzionali dei sovietici.

Questo il quadro. Dunque per quale motivo gl americani dovevano concedere “una vittoria militare” così significativa  al “nemico” Gorbaciov?

Il video della storica firma della BCC, in inglese

Non è solo l’inizio del disgelo fra le grandi potenze, ma un grande incoraggiamento a Gorbaciov inventore della Perestroika, cioè del tentativo di rinnovare l’Unione Sovietica, superare la dittatura comunista, introdurre la Democrazia nel grande impero russo.

Ma, come è noto, l’operazione Glasnost naufragherà come tutti i tentativi di democratizzare il comunismo, vedi Ungheria nel 1956 e Cecoslovacchia nel 1968.

A Ginevra Gorbaciov e Reagan firmano  per la pace, meglio, firmano  per ridurre gli armamenti. E’ una firma storica, inaspettata, soprattutto perché il vero artefice di questo accordo è stato  Reagan, conservatore anticomunista, il quale più volte aveva incoraggiato i militari americani a proseguire nella corsa agli armamenti.

I  giorni  che precedono il vertice mostrano un clima di attesa e un timido ottimismo sull’esito dei colloqui. Lo testimonia questo passo tratto da un articolo preso dall’archivio di Repubblica firmato da Sandro Viola e pubblicato proprio la mattina del vertice.

‹‹Un lungo tavolo ovale, quattro grandi finestre da cui s’intravedono le acque plumbee del lago, gli alberi semispogli, qualche chiazza di neve. L’ undicesimo vertice russo-americano è cominciato stamane, in una bella villa ottocentesca detta Fleur d’eau, sullo sfondo d’un paesaggio già invernale. E quando si dubita, come accade di sentire in questi giorni, della sua utilità, quando si parla d’una artificiosa operazione di politica-spettacolo, bisognerà comunque rammentare che quest’incontro di Ginevra arriva dopo anni di tensione profonda, di attriti gravissimi, tra i blocchi dell’Est e dell’Ovest. Dopo un periodo estremamente inquieto che tutti avevamo chiamato “seconda guerra fredda”. Dopo che per cinque anni – tra l’ 80 e l’ 84 – americani e sovietici avevano usato gli uni nei confronti degli altri il linguaggio più violento, sprezzante e ultimativo mai adoperato nell’ultimo trentennio. In questo senso, proprio perchè promette d’attutire – e non d’aggravare – una lunga fase di tensione, il vertice Reagan-Gorbaciov ha un’importanza che prescinde dai suoi risultati concreti. Su questo, ormai, sono d’ accordo anche i russi.››

Il commentatore di Repubblica tenta una previsione e spiega che il maggior interessato alla firma è Gorbaciov. Scrive Viola:

‹‹Se Gorbaciov non può tornare a Mosca, come avrebbe voluto, con un accordo sugli armamenti e sulle “star wars”, è necessario che vi rientri con una sufficiente sicurezza che gli accordi verranno. La vulnerabilità dell’ Urss apre una serie di spiragli verso la ricerca d’ un compromesso accettabile per tutti, costituisce un’ occasione che non può essere perduta. “Se non ora”, dice Kissinger, convinto che esistano le condizioni d’ un accordo globale, “quando?”.››

In sostanza il “vecchio cowboy”, come amavano chiamarlo i giornalisti americani, l’aveva vista giusta: la firma di Ginevra avrebbe rasserenato l’opinione pubblica mondiale e al tempo stesso rafforzato la Perestroika di Gorbaciov e, siccome la Storia l’ha dimostrato, il comunismo non può rinnovarsi, la firma di Ginevra rappresenta l’inizio di una fine che giungerà al crollo del muro di Berlino e a quello del comunismo.

Un simpatico video di Riccardo Pangallo che si diverte a doppiare e a storpiare il colloquio Reagan Gorbaciov

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