di Daniela Annaro
Tre parole: “Breath, Ghosts, Blind” (respiro, fantasmi, cecità) e tre opere negli spazi incommensurabili di Pirelli Hangar Bicocca, a Milano. E’ l’ultimo impegno creativo di Maurizio Cattelan, Padova 1960, artista discusso e richiestissimo, corteggiato dai più importanti musei e collezionisti del mondo.
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A Milano, ci aveva compiaciuti e divertito quando aveva installato “Love”, un dito medio molto significativo in piazza Affari a Milano, davanti alla Borsa. Aveva turbato molte anime quando aveva appeso “Tre bambini impiccati in piazza XXIV maggio”. Ma prima aveva provocato i cattolici con “la Nona Ora” ( Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite), aveva infastidito l’America di Trump con un water interamente in oro 18 carati di 103 chilogrammi perfettamente funzionante, water poi trafugato in un’esposizione a Londra. Ma ora, all’Hangar Bicocca con queste tre opere ci fa riflettere sui grandi temi dell’esistenza: la vita, la morte, il mondo e il tempo in cui viviamo.
Breath. Un uomo rannicchiato con il suo cane riposa in terra, sono due sculture in prezioso e candido marmo di Carrara. L’uomo è in posizione fetale, un berretto in testa come un clochard, vestito con una semplice lunga camicia. Sta dormendo? Ha esalato il suo ultimo respiro abbandonando la vita? Si concede una pausa per non pensare, per non affrontare i drammi della modernità? O, forse, ha emesso il suo primo respiro iniziando un nuovo percorso di vita, protetto e curato dall’amico fedele. I curatori della mostra, Roberta Tenconi e Vicente Todolì, informano che Cattelan ” intende suggerire l’ambiguità del reale riconoscendone la complessità e invitando lo spettatore a mutare il punto di vista”.
Ghosts. Centinaia e centinaia di piccioni impagliati in tassidermia sui tubi dell’Hangar assistono silenti a quello che avviene ai piani bassi dell’ex fabbrica. Muti spettatori dello spettacolo che la realtà umana offre, presenze minacciose che mettono ansia e, paradossalmente rassicurano. Pare che i piccioni siano tra i pochi uccelli capaci di riconoscersi allo specchio, dunque riflettendo la propria immagine distinguono la propria identità. Un animale caro a Cattelan che ha portato – in forme e quantità diverse – questa installazione alla Biennale di Venezia, nel 1997 e poi nel 2011.
Blind. Un monolite alto diciotto metri è attraversato da un aereo. Il disastro alle Twins Tower dell’11 settembre 2001, con le migliaia di vittime, è lì nell’ultima parte della mostra. Simbolo di morte, di distruzione, all’inizio del terzo millennio. Un evento drammatico che segna la storia del presente.
“L’arte affronta gli stessi temi dall’inizio della storia dell’uomo: creazione, vita, morte – afferma Maurizio Cattelan – I temi si intrecciano con l’ambizione di ogni artista di divenire immortale attraverso il proprio lavoro. Ogni artista deve confrontarsi con entrambi i lati della medaglia: un senso di onnipotenza e di fallimento. È un saliscendi di altitudini inebrianti e discese impervie. Per quanto possa essere doloroso, la seconda parte è anche la più importante. Come tutte quelle che l’hanno preceduta, questa mostra è un concentrato di tutti questi elementi.
Hangar Bicocca – ingresso gratuito su prenotazione
Via delle Chiese,2 Milano – Fino al 20 febbraio 22