Una Revolution veramente commerciale!

di Daniela Annaro

Innanzi tutto il costo del biglietto: 16 euro, 14 per insegnanti accompagnatori di dipendenti comunali (?), giornalisti, visitatori over 65, possessori carta Skira. 10 euro per i bambini da 6 ai 13 anni. Nel costo del biglietto è compresa l’audio-guida. A quel punto, si pensa : “Ho speso tanto per una mostra, più di un biglietto del cinema, ma capirò tutto  dell’esposizione”.  Purtroppo non avviene neanche quello, almeno per noi.

L’audio-guida è una fantastica colonna sonora di musiche degli anni Sessanta, americane e inglesi, hit famosissime e piacevoli da sentire. In un paio di punti, davanti a monitor puoi ascoltare  il sonoro,  effetti o commento  in inglese – di filmati rimontati.  Nell’audio-guida  si possono ascoltare ben quaranta brani da Simon e Garfunkel a Imagine di John Lennon. La Revolution di cui si parla qui, dunque,  è quella della musica , della moda, degli esordi dei  movimenti di contestazione, ma questi ultimi trattati alla stregua di eventi occasionali. Una Revolution nel costume, dunque. E il titolo dovrebbe aiutare l’incauto visitatore che si aspetta indagini politiche-sociologiche: Revolution. Records and rebels 1966-1970 dai Beatles a Woodstock, alla Fabbrica del Vapore, (via Procaccini, 4) fino al 4 aprile.

In entrata, la definizione da prestigiosi dizionari sulla parola Rivoluzione. Noi vi proponiamo quella dell’Enciclopedia Treccani.

 Mutamento radicale di un ordine statuale e sociale, nei suoi aspetti economici e politici: a. In senso stretto, il processo rapido, e per lo più violento, attraverso il quale ceti, classi o gruppi sociali, ovvero intere popolazioni, sentendosi non sufficientemente rappresentate dalle vigenti istituzioni, limitate nei diritti o nella distribuzione della ricchezza che hanno concorso a produrre, sovvertono tali istituzioni al fine di modificarle profondamente e di stabilire un nuovo ordinamento.

Ci aspettavamo che questa idea, questo  concetto  fosse  elaborato con una riflessione  generale sullo spirito del tempo.  In rassegna, ci sono gli oggetti , gli abiti, centinaia di copertine di Lp, manifesti, fotografie, comprese le effigi di Marx ,Lenin, Stalin e  Mao, ma manca il “pensiero” che diede vita, che animò i protagonisti della musica, della moda, che fece scendere studenti, intellettuali, lavoratori in piazza, che li vide contestare la società in cui vivevano,  in Italia come in gran parte dell’Europa e del mondo. La mostra Revolution è stata importata dal  Victoria and Albert Museum di Londra, patrocinata dal Comune di Milano, dalla Fabbrica del Vapore,da  Avatar- Gruppo MondoMostre Skira. 

Detto questo – in modo un po’ saccente e, forse, trinaricciuto  – la mostra è assolutamente godibilissima tra oggetti di design, abiti d’epoca, memorabilia di varia natura ( cinquecento pezzi). Oggetti che restituiscono la memoria, ma non spiegano il perché della loro esistenza.

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