“Ricordati di salvare l’Italia”. Un imperativo categorico per tutti i cittadini che hanno a cuore il nostro Paese, le sue bellezze e le sue infinite e mal gestite risorse naturali e storiche.
Il FAI, il Fondo Ambiente Italiano, a partire dal 6 fino al 26 ottobre 2014 lancia la sua campagna nazionale di raccolta fondi con sms solidali. L’obiettivo è aggiungere, anzi raggiungere la felicità attraverso un’emozione scritta e provocata dalla bellezza che ci circonda, bellezza spesso maltrattata e che necessita di uno sforzo comune. Un impegno concreto per far sì che i nostri figli, le generazioni a venire, possano goderne.
E’ semplice aderire all’invito del Fondo Ambiente Italiano. E’ sufficiente inviare un SMS al numero 45506 e donare 2 euro alla Fondazione. Un contributo essenziale per aiutare il FAI nella sua missione di tutela di luoghi e opere d’arte, di promozione dell’amore, del rispetto, dell’educazione e della conoscenza.
Tra le tante iniziative per appoggiare il FAI, vi segnaliamo il concerto di domenica 12 ottobre al Teatro Alla Scala, Milano. Le “Grandi Orchestre Sinfoniche Internazionali” aderiscono a questo invito con il contributo di Deutsche Bank. Il Maestro Daniele Gatti dirigerà l’Orchestra National de France proponendo musiche di Stravinskij e Richard Strauss. Il circuito di prevendita è VIVATICKET.
Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo del Fai, ci spiega l’essenza e lo spirito con cui comprendere il valore di questa battaglia.
Che cos’è il FAI e perché, in un momento come quello che l’Italia sta vivendo, è importante sostenerlo?

Il FAI è una fondazione che opera per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano e per l’educazione al rispetto e al godimento del patrimonio culturale stesso, per sempre e per tutti. E’ una libera associazione, ma anche una fondazione di diritto privato che si sostiene grazie ai suoi beni, monumenti e angoli di paesaggio italiano speciali, che possiede o gestisce, e che cura, valorizza e apre alla fruizione del pubblico. Il FAI partecipa inoltre al dibattito sulle grandi questioni di politica culturale e ambientale del Paese, nel rispetto dell’art.9 della Costituzione italiana. Il FAI svolge pertanto un’azione sussidiaria allo Stato, affiancandolo nel difendere e promuovere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Questo patrimonio è una certezza per l’Italia. Di fronte alla crisi e alla precarietà del futuro, l’Italia deve riscoprire l’inesauribile ricchezza del suo patrimonio che ci accompagna da millenni e che non smette di offrirci lo spettacolo della bellezza. Gli italiani sono sempre più consapevoli di questa bellezza e del godimento, del benessere, della felicità, che essa produce, soprattutto se la si vive liberamente, attivamente, con curiosità e passione. La bellezza che abbiamo a portata di mano,

tuttavia, richiede una cura costante e una vigilanza attenta, oltre che l’impegno a renderla viva e fruibile. Questa è la missione del FAI, per cui chiediamo agli italiani di sostenerci, di iscriversi, di visitare i nostri beni e di partecipare alle nostre attività. La bellezza italiana appartiene a tutti e va salvaguardata, e non solo perché si conservi intatta, ma anche perché tutti ne possano godere secondo i propri desideri.
Qual è la sua opinione sulla gestione del patrimonio pubblico affidata a soggetti privati?
Il FAI gestisce alcuni beni di proprietà pubblica in base ad accordi con comuni e altri enti. Si tratta di collaborazioni virtuose che pongono al centro dell’interesse generale la necessità di restituire al pubblico beni che gli appartengono e che meritano di essere mantenuti nelle migliori condizioni possibili. Ci auguriamo che si tratti di casi sempre più numerosi, da cui estrarre un nuovo modello di gestione del patrimonio in cui pubblico e privato sono entrambi chiamati a partecipare, portando ciascuno le sue logiche e le buone pratiche. Il privato che opera nei beni culturali come il FAI, del resto, ha un bagaglio di esperienza nella gestione e nella valorizzazione culturale che il pubblico non ha potuto sviluppare, ma che è oggi fondamentale nel definire il futuro delle istituzioni culturali che dovranno essere sempre più improntate a criteri di efficienza e sostenibilità economica.

Che cosa pensa, per esempio, dell’aver affidato la Villa Reale di Monza a Italiana Costruzioni? Ora si parla, dopo la ristrutturazione, di creare un albergo in quelli che furono gli appartamenti dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo…
Il recupero degli immobili pubblici inutilizzati e il loro cambio di destinazione d’uso non ci spaventa, purché condotto con trasparenza, ma edifici come la Villa Reale di Monza, di grande valore storico e artistico, possiedono una vocazione monumentale difficilmente alienabile e che anzi le istituzioni dovrebbero salvaguardare, ribadire, valorizzare e comunicare al pubblico.
Daniela Annaro