Vorrei riprendere alcune considerazioni, argute e stimolanti, emerse dal seminario che si è tenuto lo scorso 30 ottobre, presso la sede della Fondazione Ambrosiana di Milano, incontro organizzato da Argis (Associazione Ricerca Governance Impresa Sociale).Argis è nata con l’ intento chiaro e definito “di mutuare i sistemi di corporate governance dal Profit al Not For Profit per favorire la formazione di una classe dirigente per l’impresa sociale, così da legittimarne il valore economico e sociale nel nostro Paese” ( www.argis.it )
Sono stati gli interventi dei relatori Carlo Mazzini, esperto fiscale e giuridico di no profit e Francesco Santi, docente e giurista civilista, a convincermi (credo si siano convinti anche i partecipanti) che il dibattito sulla riforma del Terzo Settore non può limitarsi a un mero confronto sulle specifiche proposte. Confronto utile ed indispensabile, ma non sufficiente.
Il perché l’ha spiegato Mazzini il quale ha invitato i partecipanti, ma in generale gli attori del mondo sociale e della politica, a chiarire anzitutto a se stessi cosa sia effettivamente e come si debba definire l’ambito no profit. “Il criterio – ha specificato Mazzini – consiste nell’approfondire e nel palesare le motivazioni delle persone che desiderano affrontare e risolvere problematiche sociali. La verità è che lo stesso mondo del no profit non ha ancora chiaro cosa sia veramente questo mondo.”
Concorda Francesco Santi che afferma: “radiografando il disegno di legge di riforma del Terzo Settore, riesce difficile rintracciare un filo conduttore coerente e competente, in grado di rispondere al quesito di come definire compiutamente sia nella forma che nella sostanza il no profit e il Terzo Settore.”
Come moderatore ho riportato il dibattito sulle proposte di riforma all’esame della XII commissione della Camera, confronto di cui abbiamo dato ampio spazio anche nelle pagine del nostro giornale. (#lavoltabuona)
Mi pare che fra tutte le proposte di cui si discute, sia urgente riprendere, al di là delle desinenze possibili di cosa sia il no profit, il tema del servizio civile. Urge perché su questo, credo di non esagerare, ci giochiamo gran parte del futuro delle relazioni sociali. I nostri ragazzi, escluso l’esame di maturità e quello di laurea, non dispongono più di un vero e proprio “rito di iniziazione sociale” o di servizio alla tutela alle persone e ai beni comuni.
Dagli anni ’70 ad ora, la nostra epoca ha conosciuto due generazioni che hanno fatto la storia, nel bene o nel male, di questo paese: la generazione cresciuta con la passione e l’impegno politico, e quella del servizio civile e del farsi prossimo, che ha contribuito a generare il volontariato, il no profit, ma soprattutto quei “frammenti di bellezza” di cui il nostro giornale vuole raccontare.
Un’altra sfida, sottolineata dagli interventi dei partecipanti al seminario, è quella del ruolo del mercato e della capacità del Terzo Settore di fare rete e accedere con più efficacia al mercato dei capitali anziché dipendere, come spesso accade nel nostro paese, dai finanziamenti statali.
Sono convinto che Argis tornerà su questi temi e lo farà con lo spirito che la contraddistingue: competenza, approfondimento, ricerca, coinvolgimento delle intelligenze e delle passioni che animano il nostro tessuto sociale e civile.
Fabrizio Annaro