di Daniela Zanuso
Un po’ pazzo, un po’ ribelle, un po’ burlone, con l’aria scanzonata di chi prende la vita con leggerezza, ma non le manda a dire. Rino Gaetano sapeva parlare di cose molto serie nelle sue ballate giocose e un po’ malinconiche e solo in apparenza disimpegnate. Raccontava di intrighi e di scandali, dei paradossi del nostro paese, dei poteri occulti e dei loro traffici. Parlava di solitudine e di emarginazione e, soprattutto, denunciava e criticava la classe politica, tutta, indistintamente.
Nato a Crotone il 29 ottobre 1950, ha vissuto a Roma dove la famiglia si è trasferita nei primi anni ’60. Rino ha poca voglia di studiare e tanta passione per la musica. A vent’anni comincia a scrivere e a suonare da autodidatta. Si ispira a Jannacci che ritiene un maestro, a De André, a Celentano. Ma il suo idolo è Fred Buscaglione . Strano destino quello che accomuna i due cantautori: come Buscaglione Rino morirà nel pieno della sua carriera a soli 30 anni, anche lui in un incidente d’auto.
Scoperto da Lucio Dalla, che lo aiuta ad inserirsi nel mondo discografico, ottiene il suo primo successo con ‘Ma il cielo è sempre più blu’ dove con ironia descrive tristi spaccati di vita quotidiana. Seguiranno altri successi ‘Mio fratello è figlio unico’ e ‘Aida’.
Nel ’78 si presenta a Sanremo in frac, cilindro, maglietta a righe bianche e rosse, scarpe da tennis e canta ‘Gianna’. Lui avrebbe voluto cantare ‘Nuntereggae più’, ma la canzone fu ripetutamente censurata dalla Rai per via di quel lungo elenco di nomi famosi presenti nel testo a cui Rino faceva riferimento in modo beffardo e graffiante.
Per uno scherzo del destino, la sua tragica fine, il 2 giugno 1981, è anticipata nella sua canzone “La ballata di Renzo”, dove racconta le peripezie di un giovane in fin di vita rifiutato da diversi ospedali romani: ‘La strada molto lunga / s’andò al San Camillo / e lì non lo vollero per l’orario./ La strada tutta scura / s’andò al San Giovanni / e lì non lo accettarono per lo sciopero…’. Proprio come è successo a lui.
E’ stato unico nel suo genere, uno spirito libero, lontano dai cliché dei cantautori classici. Un personaggio che la tragica morte avvenuta prematuramente ha reso immortale.