Ritorno a Matera e scoprirla invincibile al centro del mondo

testo di Vanni Cuoghi – da Giannella Channel 

A Matera ero stato per la prima volta con alcuni amici nell’estate del 2011. La città mi aveva colpito tantissimo, non avevo mai visto niente del genere. Avevamo alloggiato in un B&B nei Sassi e le stanze erano ricavate dalle vecchie abitazioni scavate nella pietra. Da un grande buco nel pavimento, coperto da una lastra di vetro, potevamo vedere lo spazio che era stato, a suo tempo, un frantoio e successivamente una stalla. Tutto era illuminato magistralmente, sembrava un presepe in agosto: un luogo magico, silenzioso e molto misterioso. Alla sera i vicoli si accendevano e la temperatura permetteva di passeggiare e perdersi per il labirinto di case e stradine. Veniva voglia di parlare sottovoce e la domanda che mi ronzava in testa era perché ci fosse così poca gente in un posto così bello.

Ci sono tornato quest’anno e, se allora mi era sembrata bellissima, adesso l’ho trovata… invincibile. Invincibile, perché non c’è partita: questa doveva essere per forza la Capitale Europea della Cultura 2019.
Rispetto al 2011, l’ho trovata ingentilita, pronta ad accogliere i turisti da tutto il mondo in modo suadente e attento.

Chiese rupestri aperte, ben segnalate e illuminate, che ospitano mostre di arte contemporanea, piccoli bar, che sconfinano nelle piazze e nelle strade e nei vicoli puliti, che riservano sorprese a ogni angolo.

Noi abbiamo visitato la Cripta del Peccato Originale, prenotando in anticipo sul sito dedicato (i milanesi amano le prenotazioni on line).

Un particolare della Cripta del Peccato Originale scoperta nel 1963 in una grotta di Matera.

Quando siamo arrivati c’era chi non si era accreditato, ma la faccenda è stata gestita permettendo a tutti di accedere al luogo.

Un giovane storico dell’arte ci ha accompagnato e ci ha fatto sedere al buio nella Cripta che si trova in una grotta a qualche chilometro da Matera.

Le luci hanno illuminato, piano piano, piccole porzioni degli affreschi, una voce narrante ci ha raccontato che cosa stavamo vedendo e la storia.

Ai turisti stranieri è stata data una cuffia affinché ascoltassero la spiegazione nella loro lingua. Quando è terminata e la Cripta si è illuminata per intero, ci siamo alzati e abbiamo ammirato i dipinti da vicino e nella loro interezza.

Nessuno parlava e ci si muoveva con cautela per non disturbare i propri compagni.

In città invece abbiamo visitato Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci.

Il periodo di escavazione della Chiesa di Madonna delle Virtù risale al XII secolo.

Qui è stata allestita, con grande garbo, una suggestiva mostra d’arte dello scultore Girolamo Ciulla. Bellissimo il dialogo tra le mitologiche sculture e gli spazi sacri delle due chiese.
Ecco, mi sono detto, questa è l’immagine dell’Italia che vorrei vedere: la contemporaneità convive con la memoria del proprio passato e dona nuove funzioni a spazi che, altrimenti, sarebbero in abbandono.

Questa eredità ha anche un giovane volto, nato da poco, ed è quello di Matera Alberga. Francesco Cascino e Christian Calandro curano per la Fondazione Matera Basilicata 2019 un progetto dove gli artisti intervengono negli spazi degli hotel cittadini e, insieme agli albergatori, riflettono sui concetti di accoglienza e ospitalità.

Insieme a questo la galleria d’arte contemporanea Momart promuove artisti italiani emergenti e ha sede nel cuore dei Sassi.

La storia di Matera è dura ed è incisa in ogni piega della pietra. Le difficili e malsane condizioni in cui sono vissuti gli abitanti negli anni ’50 non sono molto diverse a quelle in cui vivevano nel medioevo. La mortalità infantile era altissima, il governo fu costretto a intervenire per cercare di sanare le condizioni di vita degli abitanti.

Il cinema ha fatto molto per divulgare l’immagine di Matera e della Basilicata. Ho rivisto recentemente il film “Cristo si è fermato a Eboli”, tratto dal romanzo di Carlo Levi, girato quasi per intero a Craco, un borgo ormai abbandonato che sta franando a valle per colpa del terreno su cui è stato costruito e per l’incuria degli uomini.

Nel 1979, anno in cui è stato girato il film diretto da Francesco Rosi. Craco era un paese disabitato da anni e si presentava allo sguardo del visitatore come uno spettrale e affascinante groviglio di macerie e di case abbandonate, disperatamente aggrappate alla roccia. Ancora intatte la struttura della Chiesa Madre e l’imponente torrione del castello risalente al secolo XVI.
Eppure la gente di questi posti non si dà per vinta, è invincibile, dicevo.

A Craco si sono organizzati e un gruppo di giovani fa da guida e accompagna i turisti per le strade, raccontando la triste storia del declino del paese.

È un turismo modellato con quello che si ha, i muri sono ricostruiti dalle parole di questi ragazzi che ti aiutano a vedere ciò che non c’è più.

A Tricarico invece, un addetto comunale, il signor Vincenzo Mazzone (telefono mobile: 380.7341703) se contattato per tempo, apre per una visita esclusiva il castello normanno appena restaurato e il monastero di Santa Chiara.

Noi siamo stati fortunati, eravamo gli unici visitatori e il signor Vincenzo ci ha raccontato delle storie bellissime!

Una piccola curiosità: a breve il castello ospiterà una mostra permanente di fotografie di Henri Cartier-Bresson che lo stesso fotografo ha donato al paese, in ricordo dell’amicizia che lo legò al poeta Rocco Scotellaro.

Matera e la Basilicata si sono preparati bene per questo importante ruolo che dovranno ricoprire in questo 2019.

L’Europa che guarderà in questa direzione, tra un Cupolone e un Canal Grande, si stupirà nel vedere una città bianca scavata nella pietra e si chiederà se quel luogo, che assomiglia un po’ a Gerusalemme e a qualche paese della Cappadocia, sia ancora Italia.

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