I ritratti di David Hockney in mostra

di Daniela Annaro

In posizioni diverse, rappresentati con colori acrilici, autentici nella loro straniante fissità. Amici, familiari, colleghi, conoscenti, collezionisti, in posa nella stessa posizione per ore e ore. Un’umanità  forse poco sorridente, qualcuno con lo sguardo assente, ma tutti e ottantadue sulla stessa  elegante poltroncina.

 E’ il mondo recente di David Hockney, 1937, uno dei migliori artisti anglo-americani viventi. Non ha  mai rinunciato alla figura, all’immagine. La sua pittura è  considerata un’originale versione della Pop Art. “82 ritratti e 1 natura morta” è il titolo della prima grande mostra italiana dedicata a questo maestro del contemporaneo. La ospita Ca’ Pesaro, a Venezia, fino al  22 ottobre 2017. Ottant’anni appena compiuti, lo scorso 9 luglio, Hockney ha realizzato questi lavori ultimamente, dal 2013 al 2016.

Vitale e originale come sempre, Hockney non ha mai smesso di sperimentare. Pare che fumi  decine di sigarette al giorno e ora per dipingere usa anche l’I-Pad. Noi lo conosciamo soprattutto come pittore famoso per le sue piscine (straordinaria la sua capacità di catturare la mobilità dell’acque), ma nella sua vita è stato un importante scenografo, fotografo, incisore e disegnatore.

Nato a Bradford, nello Yorkshire,  in una famiglia di estrazione operaia impegnata politicamente a sinistra, David ha studiato in patria e poi attorno agli anni Sessanta si è trasferito  in California, a Los Angeles, dove tutt’oggi vive e lavora. Ha l’animo giocoso: si intrattiene con la playstation e, durante le interviste, è il primo ad ammettere di essere sempre più sordo, ma ciò non gli impedisce di interagire con l’interlocutore guardandolo dritto negli occhi. I ritratti ora esposti in laguna (poi andranno al Guggenheim di Bilbao e al Los Angeles County Museum of Art) non sono stati commissionati, ma sono uno spaccato del suo universo quotidiano.

Ci sono, tra gli altri, personaggi relativamente noti come  l’artista John Baldessari, il gallerista Larry Gagosian, l’architetto Frank Gehri, ma anche l’assistente, la sua governante e la figlia di quest’ultima. Hockney non ricerca l’assoluta verosimiglianza delle persone ritratte, ama la loro naturalezza durante le ore di posa davanti al suo I-Pad, catturando con il suo pennello virtuale la natura e l’essenza dei soggetti.

 

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