RSA lombarde: proposte per il futuro

di Francesca Radaelli

Pandemia e RSA: se ne è parlato spesso negli ultimi tempi e raramente per dare belle notizie.

La bella notizia di oggi invece arriva proprio da questo settore. Si trova dentro a una ricerca di oltre 200 pagine: una serie di proposte concrete e ragionate per migliorare il sistema di welfare lombardo. Altrimenti detto: provare a leggere le difficoltà causate dalla pandemia come un’occasione per riconoscere i punti di debolezza del sistema. E provare a cambiarlo.

Proprio con questo obiettivo si è sviluppata la ricerca in questione, promossa dalla cooperativa La Meridiana di Monza, in collaborazione con il centro ARC dell’Università Cattolica di Milano e alcune Residenze Sanitarie Assistenziali lombarde.

I risultati sono stati presentati nel convegno dal titolo  “Il Futuro delle RSA: una proposta per il sistema di welfare regionale”, organizzato dalla cooperativa La Meridiana, moderato dal giornalista Fabrizio Annaro e trasmesso online lo scorso 8 marzo.

Un evento che ha visto non solo la partecipazione di importanti esponenti delle istituzioni, ma anche di un ampio pubblico. Oltre 400 gli iscritti all’evento, andato in onda sui canali Youtube e Facebook della Meridiana e visualizzato da oltre 900 spettatori, che hanno seguito in diretta o nel corso dei giorni successivi. Numeri che mostrano quanto tra gli operatori del settore, ma anche tra gli amministratori locali sia grande l’interesse verso una possibile evoluzione del mondo dell’assistenza socio sanitaria.

La fatica della cura

E’ Roberto Mauri, direttore della Cooperativa Sociale La Meridiana, a raccontare come ha preso corpo l’iniziativa. Nata anche in risposta alla narrazione tutta in negativo del mondo delle RSA sviluppata sui media nel periodo di lockdown. Un mondo che oggi è in una situazione di grande affaticamento. 

“Sono tre i temi urgenti per il nostro settore”, spiega Roberto Mauri, “Il primo è la necessità, a fronte di un’utenza molto più complessa rispetto al passato, di mettere in campo risorse maggiori sia a livello di personale sia in termini economici. Il secondo tema”, prosegue Mauri, “riguarda le accuse rivolte alle strutture, considerate troppo grandi, con numeri troppo elevati: per migliorare la situazione occorre fare degli investimenti, magari utilizzando le risorse del recovery fund”. Il terzo tema messo sul tavolo da Roberto Mauri è la necessità, all’interno delle istituzioni regionali, di persone che siano competenti e conoscano il settore, anche dopo la fusione tra assessorato al sistema sanitario e al welfare.

Richieste, queste, indirizzate direttamente a Giovanni Pavesi, direttore generale Assessorato Welfare Regione Lombardia, presente al convegno tra gli interlocutori istituzionali. Pavesi promette una riflessione anche sulla richiesta di maggiori risorse, a sostegno di un settore “insostituibile”, che negli ultimi anni ha svolto un ruolo decisivo di ‘alleggerimento’ degli ospedali.

L’indagine conoscitiva

La ricerca è partita da un questionario, sottoposto a sette RSA del territorio lombardo. I risultati evidenziano innanzi tutto come il target di queste strutture sia profondamente cambiato. “Le persone accolte nelle RSA hanno patologie più gravi e plurime e rimangono all’interno delle strutture per un tempo inferiore”, spiega Gerolamo Spreafico, pedagogista  dell’Università Cattolica Milano che collaborato alla ricerca. “Il maggior turnover determina maggiori necessità di riorganizzazione e una spesa farmacologica importante”.

L’indagine mostra inoltre come nelle RSA avvenga  una presa in carico sanitaria ma anche sociale, che coinvolge la famiglia del paziente. E richiede professionalità più complesse, multidisciplinari, chiamate a un senso della cura che vada oltre il corpo dei pazienti. Altre problematicità messe in luce dell’indagine riguardano  l’ambiente di cura, la sostenibilità economica, ma anche la dimensione della comunicazione: le RSA rivendicano una narrazione che restituisca loro dignità.

I contributi degli esperti

Ad arricchire l’analisi sono i contributi portati da quattro figure autorevoli esperte nel settore: Mauro Magatti, Marco Trabucchi, Cristiano Gori e Antonio Sebastiano.

Il sociologo Mauro Magatti, direttore ARC – Università Cattolica Milano, si pone nella prospettiva del post-Covid: “Occorre andare oltre l’emergenza e cogliere l’occasione per trasformare il settore socio assistenziale”, afferma. “Ponendo questa trasformazione all’interno del futuro recovery plan, secondo le tre parole d’ordine Sostenibilità economica, Digitalizzazione, Inclusione”. A proposito di quest’ultimo punto, sottolinea Magatti: “La nostra è una società ‘potente’ a livello tecnologico, ma piena di fragilità e la pandemia ce lo ha mostrato chiaramente”. Una società in cui appare sempre più urgente una riflessione sul senso della cura.

Il bisogno di senso è peraltro uno dei bisogni complessi dell’anziano messi a fuoco dall’intervento di Marco Trabucchi, presidente Associazione Italiana di Psicogeriatria. “Complessità dei bisogni, fragilità, solitudine e povertà sono le principali problematiche che caratterizzano oggi l’invecchiamento”, spiega Trabucchi. “A queste il settore socio assistenziale deve trovare risposte che siano concrete e realistiche, svincolate dalle letture ideologiche. Un ruolo essenziale lo gioca la formazione del personale, chiamato a rispondere a questa complessità dei bisogni”.

Le criticità del sistema

Rapporto tra politica e servizi, insufficiente volume di risorse, in appropriatezza della distribuzione: queste alcune criticità del sistema lombardo messe in luce da Cristiano Gori, direttore Lombardia Sociale. Particolarmente problematica risulta l’assenza del governo della domanda di servizi socio assistenziali. Gori rileva come, alla presentazione della domanda, non venga effettuata da nessun soggetto istituzionale una valutazione della situazione socio sanitaria del richiedente per poterlo indirizzare nel modo migliore. La conclusione è un invito all’azione: “La crisi pandemica è uno stress test. Ci ha permesso di vedere in concreto i punti di debolezza del sistema, questo è il momento di intervenire in modo strutturale e rapido”.

Le fatiche economiche e i problemi gestionali delle RSA lombarde sono state al centro dell’intervento di Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio Settoriale sulle RSA – LIUC Business School, che ha messo in luce da un lato l’eccessiva burocratizzazione del settore, dall’altro la necessità di spostare risorse dal settore sanitario a quello socio assistenziale.

Le proposte degli operatori

Fabrizio Giunco

La parola passa quindi a operatori e gestori delle strutture lombarde, chiamati a dire la loro. Lo spirito è quello di pensare all’RSA come un “incubatore di idee”, un “luogo di progettazione”, per usare le parole di Marco Fumagalli, educatore e formatore della Cooperativa Sociale La Meridiana.

Una progettazione incentrata su una serie di proposte, concrete e ideali. Quelle esposte da Fabrizio Giunco, direttore Dipartimento Cronicità della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus sono incentrate su ‘long term care’, integrazione, orientamento alla persona e governo dei percorsi.

Chiara Benini, direttore generale di Fondazione Brescia Solidale Onlus, esprime invece la necessità di interventi efficaci sul minutaggio e il numero delle ore dedicato da ogni operatore al singolo paziente, articolandolo sui bisogni complessi del paziente. “Le ore di assistenza previste dall’attuale standard sono troppo poche per garantire tutti i servizi di cui l’assistito ha bisogno. Anche il professionista deve disporre dei tempi corretti per l’esecuzione della pratica assistenziale”. Altra criticità evidenziata da Chiara Benini è quella di evitare il dumping contrattuale nel mercato del lavoro del settore assistenziale.

L’importanza dell’ambiente di cura

Ritmo, strategie di reazione, tecnologie, attività psico-sociali o meglio psico-socio ambientali sono alcune delle parole chiave indicate da Marco Fumagalli della Meridiana per guidare l’azione futura: parole che trovano già realizzazione in alcuni progetti messi in campo dalla cooperativa.

Sull’importanza dell’ambiente di cura si sofferma infine Aldo Bottoli, docente di scienza del colore RAFFLES Milano. “Non bastano i pavimenti puliti, servono relazioni di cura” sottolinea Bottoli, riprendendo le parole di Trabucchi. “Proprio l’ambiente è l’elemento principale per creare quel benessere tanto evocato e difficilmente raggiunto”. E mostra al pubblico le immagini di un intervento di miglioramento degli ambienti secondo i criteri di accoglienza e senso di cura.

“Sono d’accordo sul fatto che il tema geriatrico richieda risorse e investimenti”. Così Emanuele Monti, presidente III Commissione Sanità e Politiche Sociali Regione Lombardia, recepisce le proposte e le riflessioni emerse durante il convegno.  “Il Covid ha dimostrato come un virus possa portare sulle classi d’età un carico di rischio molto differenziato. E l’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di invecchiamento della popolazione. Sono convinto che il limite del sistema oggi sia soprattutto la mancanza di una cabina di regia nazionale. A livello regionale credo si debba ripartire dal distretto, investendo su distretti piccoli con forte integrazione sociosanitaria. In questa cornice siamo pronti a recepire e discutere gli stimoli contenuti nella ricerca svolta dalla Meridiana”.

“Un’alleanza nella cura della fragilità”: questo, ricorda Fabrizio Annaro, è il motto de La Meridiana. La speranza è che possa essere davvero questa la filosofia che guiderà il futuro delle RSA lombarde.

Alcuni dei partecipanti al convegno
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