di Francesca Radaelli
Dalla sua penna sono uscite le avventure mirabolanti delle Tigri della Malesia. Sandokan, Yanez, Tremal Naik, Kammamuri e i loro indomiti compagni. È stato il padre del Corsaro Nero e di innumerevoli personaggi che colpirono l’immaginazione di generazioni di adolescenti, complici anche fortunati sceneggiati televisivi.
Lui, sin da bambino, sognava il mare e le avventure in posti lontani. Eppure Emilio Salgari, nato il 21 agosto 1862 a Verona da una famiglia di commercianti, non si allontanò mai dal Mediterraneo. Il viaggio più lungo che fece fu sì a bordo di una nave, ma si trattava di un semplice mercantile, la cui rotta era circoscritta all’Adriatico.
Da giovane studiò all’Istituto Nautico di Venezia, ma non ottenne mai quel diploma di capitano di marina, che pure rivendicava. Amava infatti farsi chiamare il “Capitano”, con questo pseudonimo firmava alcuni dei suoi scritti e giunse persino a sfidare a duello chi osò gettare dubbi sulle sue esperienze marinare. Era il 1883, Salgari aveva appena pubblicato, a puntate, sul quotidiano veronese “La Nuova Arena” il suo primo grande successo: “La Tigre della Malesia”. Protagonista del romanzo Sandokan, il comandante dei pirati di Mompracem, isola leggendaria dei mari del Borneo. Dalle colonne dell’ “Adige”, altro quotidiano della città veneta, il giornalista Giuseppe Biasioli prese a schernire lo scrittore, avanzando dubbi pungenti sulle capacità marinare di cui questi tanto si vantava. Dopo un affronto del genere Salgari, con il senso dell’onore che contraddistingue gli eroi dei suoi romanzi, non esitò. Lo sfidò ‘a singolar tenzone’. Riuscì persino a ferire l’avversario, ma il duello gli costò una multa di trenta lire e sei giorni di confino a Peschiera. Nulla di paragonabile alle torture inflitte dai nemici agli eroi di Mompracem, dopotutto.
Ottanta opere, nel complesso. Oltre duecento, se si considerano anche i racconti. Salgari fu un autore decisamente prolifico. Eppure, malgrado ritmi di lavoro forsennati, tirature sensazionali e un enorme successo di pubblico, visse sempre oberato dai debiti. Trasferitosi in Piemonte firmò un contratto con l’editore torinese per ragazzi Speirani. Scriveva due capitoli al giorno, ma i soldi non bastavano mai. Dopo il matrimonio con l’ex attrice Ida Peruzzi, aveva avuto tre figli. Su proposta della regina Margherita era stato insignito del titolo di cavaliere della Corona d’Italia, sebbene i critici letterari continuassero ad ignorare la sua produzione. Ma il problema erano soprattutto gli editori, che non si facevano remore a spremere all’inverosimile la sua vena artistica, lasciandogli le briciole (o poco più) dei profitti che le avventure dei pirati della Malesia portavano nelle loro casse.
E così il romanzo che ha per protagonista Emilio Salgari, il “Capitano” che descriveva i remoti mari d’Oriente documentandosi in biblioteca sulle enciclopedie, si conclude con un finale cruento. Lo scrittore si uccise una mattina di aprile del 1911, facendo harakiri, in un bosco vicino a Torino.
Anni dopo, grazie alla tv, uno dei suoi personaggi più amati, Sandokan, entrava nelle case d’Italia, annunciato da una sigla indimenticabile:
Francesca Radaelli